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L’emendamento del governo al decreto Superbonus introduce importanti correttivi per la fruizione del credito d’imposta sull’efficientamento energetico delle abitazioni. Le modifiche cambiano il regime per l’anno in corso e per il 2025. In particolare, lo spalma-credito annunciato nei giorni scorsi dal ministro Giorgetti prevede che per tutto il 2024 e anche per l’anno prossimo il Superbonus (ora al 70% e al 65% nel 2025) sia fruito mediante dieci rate annuali e non più quattro. La retroattività del provvedimento è minima in quanto si estende dal primo gennaio alla conversione in legge del decreto, tuttavia resta sempre un procedimento con cui lo Stato allunga la durata del debito con i propri contribuenti.

Il provvedimento vale infatti 12 miliardi di cui 6,75 miliardi nel 2024 e le minori spese consentiranno di raggiungere gli obiettivi di deficit/Pil previsti dal Def nel 2025 e nel 2026 (rispettivamente 3,7% e 3%), recuperando 700 milioni l’anno prossimo e 1,7 miliardi il successivo. Cambia anche il regime per le banche e diventa più penalizzante. I crediti Superbonus acquistati a un valore inferiore al 75% dell’ammontare (82,5 euro per 110 euro) diventano spalmabili in sei anni anziché 10 e non potranno essere usati per compensare i contributi previdenziali e Inail. Ove vi fosse l’incapienza (cioè se l’istituto non avesse abbastanza imposta da scontare), si perderebbe il diritto. Per le banche è un problema, si apprende da fonti loro vicine, perché i primi cinque gruppi (Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps) hanno in pancia oltre 35 miliardi di crediti di cui una parte rischia di dover essere svalutata. L’Abi sarebbe al lavoro per quantificare i nuovi costi. Una sorta di riedizione – dicono alcuni – della tassa extraprofitti dello scorso anno, finita poi nel patrimonio invece che nelle casse dello Stato. L’Ance, associazione dei costruttori, pur condividendo l’impostazione «che ha arginato l’impatto per imprese e cittadini», denuncia la questione della retroattività.

La nuova normativa contiene alcune deroghe. Si costituiscono due fondi, rispettivamente di 35 e 100 milioni, per aiutare zone colpite da sismi ed enti del terzo settore ad effettuare gli interventi di riqualificazione. In questo caso, come prospettato dal ministro Giorgetti giorni fa, si aiutano i soggetti in questione a portare avanti le spese, ma sempre limitando sconti in fattura e cessioni del credito che creano enormi problemi di disavanzo. Non a caso, proprio per effettuare controlli sempre più stringenti, ai Comuni sarà destinato il 50% delle somme riscosse si tributi statali e sanzioni civili, delegando loro anche la polizia tributaria. Terza e ultima modifica la riduzione dell’aliquota bonus ristrutturazioni dal 50 al 30% dal 2028 (quando il Patto di Stabilità divente più stringente).

&copy Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews

 

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