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I centri commerciali come volàno per la transizione energetica del Paese. Con la capacità potenziale di generare fino a un 1,1 GW di potenza rinnovabile, ovvero il 3,5% dell’attuale installato fotovoltaico, pari all’apporto dell’intera regione Sardegna. È questa – insieme alla partita dell’attrattività che ha visto i mall trasformarsi negli anni in luogo di incontro e di interazione sociale, oltre che di shopping – una delle due grandi sfide dei centri commerciali, ben raccontate e argomentate nell’evento di presentazione dello studio strategico Il contributo dei Centri Commerciali per la competitività e la transizione energetica del Paese, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Cncc, l’associazione che in Italia rappresenta l’intera industria dei centri commerciali, svoltosi nella nuova aula dei Gruppi Parlamentari, a Roma.

«Il settore ha grandi potenzialità per abbattere i suoi consumi e anche capitali propri da investire nel risparmio energetico», ha commentato Roberto Zoia, presidente del Consiglio nazionale dei centri Commerciali. «Guardate i centri commerciali di oggi: accanto alla struttura in sé vedrete l’arredo urbano, la viabilità, le aree verdi e gioco. Domani potrebbero diventare anche veri e propri impianti di energia rinnovabile. Serve però avere un quadro normativo che ci aiuti a compiere questa trasformazione – soprattutto superando il limite di 1 MW per gli impianti che possono beneficiare della tariffa incentivante prevista dalla nuova normativa relativa all’autoconsumo collettivo e alle comunità rinnovabili (un centro commerciale ne consuma in media 4,5, ndr) – per garantire la sostenibilità economica dell’investimento».

Un aiuto al sistema è già arrivato dal governo con l’equiparazione dei centri commerciali ai condomini, per permettere al comparto di rientrare nei parametri dell’autoconsumo collettivo, però, «l’incentivazione gli impianti con il limite a 1 MW è un vincolo del Pnrr, quindi deve rimanere, proprio perché nasce con lo scopo di sviluppare l’autoconsumo familiare, domestico o di Pmi», ha commentato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine del suo intervenuto al convegno. «Un ragionamento su un autoconsumo con limiti più elevati può essere fatto, e il governo arriverà con provvedimenti ad hoc, ma in questo caso non può essere un intervento con il sostegno di fondi europei».

Come rilevava anche il Gse, una chiave per moltiplicare gli aiuti potrebbe essere aderire alle agevolazioni previste dal nuovo decreto sul Conto termico, in via di definizione. Infatti la consultazione pubblica avviata dal Mase per il Conto termico 3.0, chiusasi lo scorso 10 maggio, va proprio nella direzione di espandere gli incentivi verso interventi di efficientamento energetico e produzione di energia termica da fonti rinnovabili per gli edifici del settore terziario privato, ma anche dei soggetti pubblici e privati che fanno parte delle configurazioni di autoconsumo collettivo o delle comunità energetiche rinnovabili.

La fotografia del settore

Sono oltre 1200 i centri commerciali in Italia. La filiera estesa – che comprende centri commerciali e retailer all’interno – vale 57,3 miliardi di euro (+11,3% sul 2021), superiore a importanti settori economici come industria alimentare (24,8 miliardi) e il tessile e abbigliamento (23,6 miliardi). Numeri importanti con cui The European House of Ambrosetti ha realizzato la prima mappatura del comparto, che vede 730 mila occupati, 4 miliardi di euro di investimenti realizzati e 130 miliardi di euro di fatturato. «Considerando anche il comparto manifatturiero e il settore dei servizi attivati a monte e a valle da questa filiera, i centri commerciali nel 2022 hanno generato 226,6 miliardi euro di valore aggiunto in Italia, pari al 12% del PIL del Paese», ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti.

 

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