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Il decreto superbonus, la misura approvata dal governo Conte per sussidiare con il 110% del valore le spese di adeguamento energetico degli edifici, è stato approvato lo scorso 16 maggio dal Senato ed è atteso dalla discussione alla Camera, che presumibilmente ne confermerà i nuovi contorni, che come sottolinea l’agenzia Ansa prevedono per esempio la possibilità di detrarre le spese non più in quattro ma in dieci anni e una stretta sui lavori di ristrutturazione con l’abbassamento del bonus casa al 30% a partire dal 2028. Gli interventi sono stati voluti in particolare dal ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, per mettere un pezza al buco che la misura di agevolazione per gli interventi edilizi sta creando nei conti pubblici, con un costo per le casse dello Stato prossimo ai 200 miliardi.

Ma quali sono tutte le modifiche che subirà il sostegno?

  1. Dieci rate
  2. Il bonus casa
  3. Niente più compensazioni per le banche
  4. Fondo sisma
  5. Il ruolo dei comuni

Dieci rate

Le spese affrontate dall’1 gennaio 2024 per il superbonus, che oggi è al 70% e nel 2025 scenderà al 65%, potranno essere portate in detrazione con la dichiarazione dei redditi del 2025 in dieci anni, non più nei quattro previsti in precedenza. Dagli attuali cinque, è aumentata a dieci anni anche la detraibilità per il sismabonus e il bonus barriere.

Tale meccanismo è vantaggioso per i contribuenti con una capienza fiscale minore, che in un periodo più breve avrebbero rischiato di perdere una parte della spesa in eccesso. Lo è meno per chi ha più capienza fiscale, che dovrà aspettare di più per ricevere l’intero rimborso. In totale, il governo stima un totale di 12 miliardi di euro di detrazioni fruibili nel biennio 2024-2025.

Il bonus casa

Dal 2028 al 2033, l’aliquota della detrazione per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica, il cosiddetto bonus casa, scenderà al 30%. Esso rimarrà al 50% con un tetto di spesa detraibile di 96mila euro nel 2024 e, salvo proroghe, scenderà al 36% con un tetto previsto di 48mila euro già dal 2025.

Niente più compensazioni per le banche

Dal prossimo anno le banche non potranno più compensare i crediti del superbonus con debiti previdenziali o assistenziali e premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Facendolo, andrebbero incontro al recupero del credito con gli interessi e a una sanzione.

Gli istituti finanziari, le assicurazioni e gli intermediari che hanno acquisito crediti pagandoli meno del 75% del loro valore originario dovranno inoltre suddividere le rate in sei quote annuali: queste ultime non potranno essere né cedute, né ulteriormente ripartite. Di fatto, la misura va a colpire gli extra-profitti delle banche, già finiti nel mirino del governo e oggetto di un repentino dietrofront.

Fondo sisma

Per quanto riguarda le zone colpite dai sismi del 2009 e del 2016, sarà istituito un plafond di 400 milioni di euro utile a consentire la cessione e lo sconto in fattura. Esso potrà però essere utilizzato solo relativamente alle nuove pratiche. La cessione e lo sconto per i crateri non opereranno per il cosiddetto “superbonus rafforzato”, ma solo per ecobonus e sismabonus.

Nel 2025 prenderanno invece forma un fondo da 35 milioni dedicato agli interventi di riqualificazione energetica e strutturale realizzati in altre zone colpite da sismi e un altro da 100 milioni per gli interventi effettuati da enti del terzo settore, onlus, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

Il ruolo dei comuni

Le amministrazioni locali avranno il potere di effettuare sopralluoghi nei cantieri del superbonus e al fine di verificare eventuali irregolarità. Delle somme riscosse, essi incasseranno il 50%.

 

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