Il 2023 è stato un anno di crescita per i redditi dei professionisti tecnici. Anche se architetti, ingegneri, periti industriali e geometri non hanno raggiunto il record dell’anno precedente, il risultato è stato comunque molto positivo se si analizzano i versamenti Irpef e dunque i fatturati, registrati dai bilanci degli enti di previdenza di queste categorie per quanto riguarda quanto dichiarato lo scorso anno sul fatturato del 2022. I geometri hanno quasi raddoppiato i loro compensi, gli ingegneri hanno segnato un +60%, gli architetti +70%. Le casse professionali confermano che la spinta è venuta dai bonus edilizi, e in particolare dal Superbonus, che di fatto ha cancellato la crisi dell’immobiliare del 2008. Ma ora le cose stanno per cambiare radicalmente.
Il 30% dei professionisti non incasserà gli emolumenti
A pagare lo stop sul Superbonus deciso dal governo Meloni saranno proprio questi professionisti. L’allarme lo lancia l’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, come riportato inizialmente da un’inchiesta di Italia Oggi, che tra i suoi iscritti conta circa 350 società d’ingegneria. Dai sondaggi effettuati sulla sua base associativa, infatti, l’Oice stima che almeno il 30% dei compensi attesi non sia stato incassato e non lo sarà; e che circa il 20-25% delle attività professionali potrebbe trovarsi in difficoltà finanziarie gravi a causa di mancati pagamenti e mancate cessioni dei crediti maturati. «Molti professionisti hanno investito tempo e risorse nella progettazione e nella realizzazione di studi di fattibilità per lavori che, a causa degli stop, non vedranno più la luce», denuncia al Corriere Fabio Tonelli, coordinatore del gruppo di lavoro Oice sul Superbonus. «Per questo, ingegneri, architetti e geometri per decine di migliaia di progetti non incasseranno i compensi previsti per il loro lavoro». Inoltre, molti professionisti hanno scelto di anticipare le spese, ricorrendo anche a prestiti bancari. Questi finanziamenti, concessi con la speranza di un rapido ritorno economico grazie ai lavori previsti dal Superbonus, «ora si traducono in interessi da pagare, mettendo ulteriormente in difficoltà chi li ha contratti».
In Abruzzo bloccate le linee di credito per la ricostruzione
Per capire meglio la situazione drammatica, Tonelli porta un esempio: «In Abruzzo abbiamo ancora aperti dei filoni relativi ai crediti d’imposta generati dalla ricostruzione degli immobili danneggiati dai sismi del 2009 e 2016. Alcune banche, non molte a dire il vero, hanno messo a disposizione a suo tempo dei plafond per questo capitolo di spesa. Dopo il nuovo decreto del governo, gli istituti di credito stanno chiudendo i rubinetti», denuncia Tonelli. «Le banche ora hanno bisogno di attendere e capire come impatterà questo nuovo decreto sui loro bilanci e, poi, rivalutare la consistenza dei plafond».
Il 20% dei professionisti affronta costi di cessione dei crediti altissimi
E così, oltre a essere in netto e forse irrecuperabile ritardo nell’acquisizione di commesse del Pnrr, i professionisti che hanno molto investito nel Superbonus si ritrovano con le banche «che non comprano crediti Superbonus da professionisti e società di ingegneria», spiega ancora Tonelli. Il risultato è che ingegneri, geometri e architetti attendono «e non fatturano, temendo di ritrovarsi con crediti che poi non saprebbero gestire». Oice stima dunque che oltre il 20% dei professionisti sia già stato costretto a soggiacere a compravendite di crediti sopportando costi di cessione ben più alti della soglia che lo stesso governo si accinge a decretare come “punibile” (25%). E quando la cessione avviene, i costi comunque sono ormai enormemente lievati, passando – sempre secondo i calcoli dell’Oice – dal 7% a oltre il 25%; mentre il costo delle polizze assicurative per le asseverazioni, per garantire un milione di euro di lavori e spese, è passato da 800 euro a oltre 6 mila euro.
Le ricadute sull’immagine professionale
Le ricadute, però, sono anche sull’immagine professionale. Infatti, i continui interventi normativi in corso d’opera, non solo creano incertezza e ritardi, ma minano anche la fiducia nel sistema. «I professionisti si trovano a navigare in un contesto normativo instabile, dove le regole cambiano frequentemente, rendendo molto più difficile e più costoso pianificare e gestire i progetti», spiega ancora Tonelli. «Questa instabilità influisce negativamente sulla reputazione e sulla credibilità degli studi professionali, sulle società d’ingegneria e sulle aziende coinvolte, causando rapporti difficili con la committenza che spesso è ignara di queste complicanze».
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