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Sono passati dodici anni dalle scosse sismiche che prima il 20 e poi il 29 maggio causarono lungo la via Emilia 28 morti, 300 feriti, 45mila persone sfollate e danni per 12,2 miliardi di euro, con 66mila imprese coinvolte in una delle aree piĆ¹ produttive del Paese, tanto da passare alla storia come ā€œil terremoto delle impreseā€. Ma la ricostruzione non ĆØ ancora terminata. Neppure nella virtuosa Emilia-Romagna, presidiata da amministrazioni sempre ai vertici delle classifiche europee per efficienza e capacitĆ  di spesa dei fondi pubblici, bastano 12 anni per il ritorno alla normalitĆ . Ā«Ci sono 700 cittadini che non hanno ancora chiuso i cantieri o rendicontato i lavori di ristrutturazione delle case, del cui ritardo non rispondiamo certo noi. E resta da completare il restauro di beni culturali e di opere pubbliche gravati da vincoli storici e architettonici, perchĆ© sono cantieri complessi e delicati. Il grosso degli 800 milioni di euro che abbiamo in contabilitĆ  speciale per le lavorazioni ancora in essere ĆØ relativo proprio a questi interventi, parliamo di monumenti come il duomo e il castello di Ferrara, di chiese come quelle di Mirandola, San Felice sul Panaro, Finale Emilia, di teatriĀ», spiega Enrico Cocchi, direttore generale dellā€™Agenzia per le ricostruzioni della Regione Emilia-Romagna.

La Regione: il ritorno alla normalitĆ  cā€™ĆØ giĆ  stato

ƈ entrando nelle pieghe dei conti e dei numeri della ripartenza post-sima, che si capisce perchĆ© non sia ancora apparsa la parola ā€œfineā€ nei titoli di coda della ricostruzione e perchĆ©, nonostante ritardi e difetti, va fatto tesoro del modello messo in piedi nel 2012 dallā€™allora presidente della Regione Vasco Errani (che divenne anche commissario straordinario del Governo per la ricostruzione, incarico portato avanti fin qui da Stefano Bonaccini) per sopperire allā€™assenza di norme nazionali da seguire. Ā«Le normali condizioni di vita sono state garantite in tempi celeri, sia nella prima fase di emergenza sia nel riavvio di tutti i servizi pubblici a persone e imprese: in primis le scuole, riaperte tutte giĆ  a settembre di quellā€™anno. Basti dire che delle 40mila persone messe in Cig straordinaria per il terremoto, non cā€™era piĆ¹ nessuno sotto ammortizzatori a fine 2014; nel 2015 abbiamo chiuso i centri di accoglienza straordinaria e nel 2017 smontato tutti i 750 alloggi provvisori per le famiglie sfollate. E le imprese colpite dal sisma, che allā€™epoca valevano circa il 2% del Pil nazionale, oggi pesano per il 2,5%Ā», sono i dati che snocciola Cocchi per spiegare le prioritĆ  seguite da viale Aldo Moro nel disegnare la ripartenza.

I numeri di danni e ristori

Ā«Tra la stima iniziale dei danni, poco sopra i 12 miliardi di euro, e la chiusura dei conti (data da definirsi, ndr) avremo uno scostamento minimo. Abbiamo risparmiato un miliardo sui rimborsi alle imprese, perchĆ© tra risorse proprie e assicurazioni le coperture sono state maggiori del previsto, ma il residenziale ĆØ costato di piĆ¹, anche perchĆ© cā€™ĆØ stato lā€™impatto del caro materiali. Complessivamente abbiamo gestito risorse dello Stato per 7,7 miliardi di euro ā€“ precisa il dg dellā€™Agenzia per le ricostruzioni, di cui 6,12 miliardi (80%) giĆ  liquidati, il resto sono lavori autorizzati ancora da pagare e le somme per il funzionamento. Cui si sommano i 730 milioni di euro appaltati in fase di emergenza dal commissario, che sono censiti a parteĀ».

Le imprese sono in testa per avanzamento lavori. Restano solo 100 milioni di euro ancora da liquidare alle attivitĆ  produttive, una decina di cantieri in tutto: su 1,9 miliardi di euro di contributi concessi, 1,88 sono giĆ  stati liquidati e il 97% dei 3.357 progetti autorizzati ĆØ completato. La ricostruzione delle case private ĆØ invece un poā€™ piĆ¹ indietro: su 3,16 miliardi di ristori programmati, sono stati liquidati 2,9 miliardi (il 92%). Ancora piĆ¹ al ralenti le opere pubbliche e i beni culturali: su 1.669 interventi autorizzati (di cui 1.591 con copertura totale della spesa, la Regione ha a disposizione per questo capitolo 1,52 miliardi di euro) ci sono 734 cantieri conclusi, 457 in corso, ma sul restante 30% si deve ancora mettere mano.

Il modello Emilia per la ricostruzione: ā€œognuno risponde a casa suaā€

Ā«Il meccanismo del superbonus oggi ben noto, in base al quale lo Stato eroga il contributo attraverso i crediti di imposta, lo abbiamo strutturato noi in Emilia per ripartire dopo il terremoto, cosƬ come sono nostre le linee guida anti-mafiaĀ», spiega Cocchi. Con la differenza sostanziale che in Emilia ĆØ stato il pubblico a curare istruttoria, calcolo del valore economico e congruitĆ  dei prezzi dei cantieri per la ricostruzione, lasciati invece ai privati nel superbonus, con una esplosione dei listini e delle lavorazioni. Nel cratere del sisma (60 Comuni tra Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara) Ā«ogni sindaco che emette titolo abitativo valuta e risponde della congruitĆ  economica dei lavori, mentre noi come Regione ci siamo occupati delle pratiche delle imprese. Un modello organizzativo ā€“ spiega Cocchi – per cui ogni amministratore risponde ā€œa casa suaā€Ā». I tecnici comunali abituati a gestire 5 milioni di euro di opere in un anno si sono ritrovati a governare cifre pari a dieci volte lā€™ordinario, eppure ci sono stati pochi errori procedurali e tecnico-amministrativi e dallā€™Europa non sono arrivate nĆ© unā€™indagine nĆ© una condannaĀ». Il commissario governativo ha avuto il supporto di una struttura extra di 1.200 persone a tempo determinato messe a disposizione da Comuni, Fintecna, Invitalia e societĆ  regionali inhouse (personale ben formato sul campo, in gran parte assunto poi in sede fissa dalle amministrazioni; oggi ĆØ ancora in servizio una cinquantina di tecnici) e in quanto presidente di Regione ha lavorato come trait dā€™union tra gli organi centrali e gli enti locali. Unā€™organizzazione che non ĆØ stata replicata per la ripartenza post alluvione: saranno tempi e risultati di questa seconda emergenza-ricostruzione a decidere il modello piĆ¹ efficiente.

 

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