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Abbiamo un nuovo Presidente di Confindustria. Votato con maggioranza bulgara. Ma, da quanto abbiamo ascoltato del suo discorso, il linguaggio non è nuovo: Europa, nucleare, infrastrutture, salari bassi, servizi pubblici efficienti,.. alcune sfumature nuove, peraltro scontate, come le perplessità sui bonus casa ma la sostanza è quella di sempre: vuole che la politica prenda fette rilevanti dei soldi dei contribuenti per darle agli industriali per rendere la vita delle imprese -cominciando da quelle grandi- meno rischiosa e più profittevole. Non si accorge il neo Presidente che da decenni le imprese maggiori percepiscono “aiuti” dei generi più vari ma la situazione del paese non cambia; si edificano opere anche faraoniche che divorano pezzi enormi del bilancio pubblico (penso al Mose solo per fare un esempio) ma ne servono sempre di più; anzi debito e inefficienza della Pubblica Amministrazione sono sempre lì, crescenti come delle micidiali spade di Damocle.

C’è qualcosa in questa ricetta che va rivisto semplicemente perché promesse e attese non vengono mai soddisfatte.

Anche per il sud la ricetta della nuova Confindustria è la stessa dei passati decenni: infrastrutture e servizi più efficienti senza i quali le imprese vanno altrove (come ha fatto l’ex Fiat); tra queste mete ambite dalle imprese di tutto il mondo v’è il Marocco (per mero esempio dato che esistono vari incontri tra confindustriali ed esponenti del regno del Marocco) che offre infrastrutture ritenute degne delle  migliori attenzioni e quindi è preferito al nostro Mezzogiorno che per loro ne è sfornito; questo significa che Confindustria ci sta dicendo che il Marocco è più avanti del nostro Mezzogiorno e che il futuro migliore che si possa immaginare per napoletani e pugliesi, lucani ed abruzzesi è creare una realtà economica simile al Marocco; e che il governo unitario romano-milanese dopo decenni di politica meridionalista ci ha ridotti in condizioni peggiori del Marocco! è questo che pensano i nostri industriali? e se è così non è che il passato andrebbe riscritto dai nostri potenti con molti mea culpa?

I meridionali non dedicano molto tempo ad ascoltare questi discorsi e ad informarsi sul dove le imprese una volta italiane si installano ma non so come la prenderebbero se glielo spiegassero meglio; peraltro in questi paralleli internazionali ci si dimentica di dire che nel nostro sud si pagano le stesse tasse di Milano (che ha altri servizi pubblici) e non certo quelle marocchine! Ci si dimentica altresì di dire che le infrastrutture del nord e gli aiuti alle imprese maggiori sono stati pagati con i soldi del contribuente che sta anche al sud senza che qui siano rimaste e rimangano opere e servizi paragonabili a quelli del nord. Ci si dimentica inoltre di accorgersi che nonostante questa situazione nella quale le imprese maggiori non ci si ritrovano (tanto da andare ad insediarsi in Africa o altrove), esistono mille e mille imprese piccole e medie di meridionali che evidentemente sono condotte da imprenditori veri e propri costruttori di miracoli impossibili per i mega manager delle imprese maggiori!!! visto che non solo nascono ed esistono ma pagano tasse per servizi che non hanno!!!!! Ci si dimentica infine che lo Stato esiste per fare gli interessi dei cittadini governati e contribuenti,  meridionali o settentrionali che siano, e non quelli delle imprese multinazionali!!! come invece accade spesso e come molti auspicano.

Siamo letteralmente agghiacciati dal pensare che qualcuno possa dire e chiedere che il futuro del sud debba assomigliare un po’ di più ad un paese esotico e che tutto ciò non lo si immagina per favorire gli italiani del sud ma per arricchire imprese possibilmente estere e cioè per rendere conveniente alle imprese di tutto il mondo di venire qui da noi per poi pagare le tasse altrove; e i nostri figli dovrebbero -secondo questa loro prospettazione- essere asserviti a questa operazione; e mai essere padroni della loro impresa. Infine così dicendo si promuove una specie di gara tra Stati nell’accaparramento del consenso delle imprese multinazionali…naturalmente a spese dei bilanci pubblici di cui sembra che nessuno se ne preoccupi.

Naturalmente vogliamo sperare di essere stati noi ad aver capito male se no, questa idea, se fosse la linea di Confindustria e dei suoi associati, sarebbe terrificante.

 

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