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Presidente Weber, a Bruxelles sembrano esserci molte distanze. Ad esempio, sul Medio Oriente: il riconoscimento della Palestina da parte di Spagna, Norvegia e Irlanda annulla il potenziale ruolo di mediazione dell’Ue?
«L’Europa deve parlare con una sola voce. Noi europei siamo sempre stati a favore di una soluzione a due Stati. Gli sforzi nazionali da soli non fanno che indebolire la possibilità di soluzioni internazionali. Abbiamo bisogno dell’Ue come mediatore, ma l’Ue può svolgere questo ruolo solo se parliamo con una sola voce».
 


E ci sono anche diverse difficoltà sull’Ucraina. L’adesione all’Ue sarà accelerata? Magari entro giugno, prima che Viktor Orban diventi presidente di turno?
«Gli ucraini, che sono stati così brutalmente attaccati da Putin, meritano il nostro sostegno e il nostro aiuto. L’Unione europea ha assunto un chiaro impegno nei confronti dell’adesione dell’Ucraina all’Ue, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Nel breve termine, è importante rafforzare l’Ucraina in modo che possa vincere la guerra. Questo obiettivo può essere raggiunto soprattutto con la fornitura di armi e il sostegno finanziario. Siamo inequivocabilmente al fianco dell’Ucraina».

Un’altra chiave è il rapporto con la Cina. Ogni governo sembra andare per la sua strada, non crede che questo sia contraddittorio o pericoloso?
«Non dobbiamo essere ingenui nei confronti della Cina. La Cina vuole creare un nuovo ordine economico mondiale a spese dell’Europa e dell’intero Occidente. Un’azione unilaterale di qualche Paese aiuterebbe la Cina. Sono grato al governo italiano per aver messo fine al progetto della Via della Seta e per essersi concentrato su una soluzione europea. Il Ministro degli Esteri Tajani sostiene questo approccio europeo come nessun altro».

In definitiva, l’Europa sembra arrivare stanca a queste elezioni. Come la si può rivitalizzare? Qual è la ricetta che il Ppe ha in mente?
«Non sto assistendo a una campagna elettorale stanca, ma a una campagna riflessiva. I cittadini si rendono conto che non viviamo in tempi facili e che la posta in gioco nei prossimi anni è alta. Le questioni che preoccupano i cittadini – la sicurezza, la prosperità economica, il blocco all’immigrazione clandestina – sono in cima alla nostra agenda come Ppe. I cittadini apprezzano l’Europa, ma hanno bisogno di vedere che l’Ue risolve i problemi e non si limita a descriverli. I cittadini non si aspettano della retorica, ma soluzioni chiare».
 

Pensate che ci sarà spazio per l’emissione di nuovi strumenti di debito comuni?
«Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF) è nato grazie al Ppe. Antonio Tajani, Angela Merkel e Ursula von der Leyen hanno svolto un ruolo fondamentale. L’Rrf ci ha salvato da un’enorme crisi economica. L’Rrf è stato un successo in Italia e in molti Stati membri. Ha innescato riforme in tutta Europa che avranno un impatto a lungo termine sull’economia e ha generato fondi aggiuntivi per i bilanci a lungo termine dell’Ue. I progetti sostenuti dal Rrf creano occupazione e crescita. Tuttavia, prima di avviare una nuova discussione su uno strumento simile, dobbiamo valutare a fondo i punti di forza e di debolezza dello strumento in Europa e continueremo questa discussione nei prossimi mesi».

E sarà anche l’occasione per rilanciare la necessaria difesa comune, ma come? Disaggregando gli investimenti? Costruendo uno scudo di difesa aerea europeo?
«Sì, questa è la grande responsabilità della nostra generazione politica. Nei prossimi anni dovremo riuscire a costruire un’Unione europea della difesa. Nel programma elettorale del Ppe, ci siamo impegnati a nominare un Commissario europeo per la Difesa e a creare un mercato interno europeo della difesa. Abbiamo anche bisogno di una difesa aerea europea efficace. La protezione dagli attacchi missilistici è fondamentale per la nostra sicurezza e non può essere rimandata. Sono grato ai capi di governo Mitsotakis e Tusk per la loro iniziativa. L’Iniziativa per lo scudo aereo europeo (European Sky Shield Initiative – ESSI) deve diventare una vera e propria iniziativa dell’Ue».
 

In Italia, ad esempio, si parla molto di reintrodurre il servizio militare obbligatorio. Il Ppe propone invece un esercito comune. Le due cose possono incontrarsi?
«No, la decisione sul servizio militare obbligatorio è di esclusiva competenza nazionale. Sono gli Stati membri e non Bruxelles a decidere».

Oggi (ieri ndr) il Segretario della Nato Jens Stoltenberg ha invitato gli alleati che forniscono armi all’Ucraina a revocare il divieto di utilizzo di queste armi contro obiettivi militari in Russia. Potrebbe essere un’opzione?
«L’Ue e la Nato hanno risposto in maniera forte ed efficace dal 24 febbraio 2022 grazie all’essere uniti. La solidarietà è un elemento fondamentale della Nato. Quando il Segretario generale della Nato parla, offre un orientamento. Non dobbiamo rinunciare al nostro forte sostegno per l’Ucraina. Ecco perché abbiamo bisogno di un approccio unitario nella Nato e nell’Ue».

Che maggioranza si aspetta alle elezioni di giugno?
«Gli elettori decidono e tutti devono accettare con rispetto la loro scelta. Secondo gli attuali sondaggi, il Ppe sarà ancora una volta al primo posto. Siamo il partito di centro-destra che guida l’Europa e stiamo lottando per mantenerlo tale. Abbiamo idee, offriamo proposte politiche per convincere i cittadini a votare per Antonio Tajani e per il Ppe, che è sempre pronto a essere un partner per i partiti democratici pro-europei, pro-ucraini e pro-stato di diritto. Al Parlamento europeo, il Pd ha votato contro il patto sull’immigrazione sostenuto per esempio da Meloni e Scholz, un ampio compromesso europeo. I socialisti italiani hanno deciso di passare all’opposizione su questa decisione fondamentale per l’Italia. Dipende da loro se sono disposti a sostenere i nostri contenuti».

Il contributo italiano sarà molto importante per il Ppe. Gli ultimi sondaggi mostrano Forza Italia in crescita e Antonio Tajani ha fissato l’asticella al 10%. Fi può raggiungere questo obiettivo?
«Sì, Forza Italia sotto la guida di Antonio Tajani è in ottima forma. Il mio amico Antonio e tutto il suo partito hanno un’enorme influenza, reputazione ed esperienza in Europa. Forza Italia è il partito europeo in Italia. Un voto per Forza Italia è un voto per l’Europa, un voto utile per l’Italia».

Cosa pensa dell’ipotesi che Giorgia Meloni entri nella maggioranza? I conservatori possono essere partner?
«Stiamo facendo una campagna per le nostre politiche. Se volete un Ppe forte, se volete una politica di centro-destra forte in Europa, dovete votare per Forza Italia. Ora gli elettori possono dire la loro. E poi vedremo con quali forze democratiche potremo realizzare al meglio i nostri contenuti politici. Come condizione di base valgono i nostri tre criteri: Pro-Ucraina, pro-Stato di diritto e pro-Europa».

C’è pure chi vorrebbe portare Marine Le Pen e Matteo Salvini nella maggioranza, dopo che la scorsa settimana hanno escluso l’Afd dal loro gruppo “Identità e Democrazia”. Pensa che sia un’opzione?
«Per il Ppe è sempre stato chiaro che l’Afd è un partito neonazista. L’Afd vuole distruggere la nostra Europa cristiano-democratica. Le Pen e Salvini hanno reso forte l’Afd perché negli ultimi anni hanno sempre collaborato con esso dandogli una parvenza di riconoscimento a livello europeo. Salvini ha contribuito alla crescita dell’Afd in Europa e in Germania. Ora Salvini è abbastanza isolato in Europa, votarlo è inutile perché la Lega in questa collocazione non ha alcuna influenza in Europa, é un dato oggettivo. Le Pen è finanziata dalla Russia e Viktor Orbán dalla Cina. Le forze populiste di destra sono sinonimo di egoismo».

Una volta determinati gli equilibri al Parlamento europeo, occorre trovare un accordo sulla Commissione. La candidata del Ppe è ancora Ursula von der Leyen, ma in Italia si parla molto di un ruolo per Mario Draghi. È un’opzione? Forse come “supercommissario all’economia”? O volendo come Presidente del Consiglio dell’Ue.
«Noi del Ppe abbiamo due donne straordinarie che si candidano per il futuro dell’Europa. La nostra candidata leader è Ursula von der Leyen. Sta conducendo un’eccellente campagna elettorale e ha un’impressionante esperienza di governo. Non vedo una maggioranza per nessun altro candidato al Parlamento europeo. E ci battiamo per un secondo mandato di Roberta Metsola come Presidente del Parlamento europeo. Lei è il volto della casa della democrazia europea. Chi l’Italia proporrà come commissario è una decisione solo italiana».
 

Nel Regno Unito, come in Spagna, Francia e persino in Germania, la sinistra sembra aver imboccato una strada riformista mentre la globalizzazione spinge al centro il governo. Questo processo è in corso anche a destra?
«Credo che i popolari siano in una posizione molto migliore rispetto ai socialdemocratici. Negli ultimi anni, siamo passati da sei a 13 capi di governo degli stati membri dell’Ue. Siamo sulla strada del successo. In Europa occidentale, i socialdemocratici hanno perso il sostegno della maggior parte della classe operaia negli ultimi anni. Come Ppe, diamo voce anche a coloro che non si esprimono quotidianamente nei media. Questo è il partito del popolo. Secondo me, i socialdemocratici non sono un modello da seguire. In Italia, mi sembra che molti riformisti guardino oggi a Forza Italia, dunque al Ppe, come l’unica forza in grado di rappresentarli».

Passiamo alla Germania: il cancelliere Scholz è molto debole, la coalizione è in sofferenza e la Cdu (con la Csu bavarese) è stata la forza trainante per due anni: pensa che una vittoria dell’unione Cdu-Csu alle elezioni politiche del 2025 sia scontata?
«La Cdu e la Csu sono ben posizionate. Ora dobbiamo procedere passo dopo passo. Le elezioni europee si terranno il 9 e 10 giugno. Abbiamo ottime possibilità di vincerle con un netto margine, il che ci darà anche un vantaggio per le elezioni del Bundestag che si terranno tra poco più di un anno».
 

Crede che la coalizione che sostiene Scholz possa resistere fino alla fine della legislatura o crollerà prima?
«Le elezioni anticipate sono estremamente insolite e quindi generalmente improbabili in Germania. Tuttavia, l’Europa trarrebbe e trarrà enormi benefici da un cambio di governo in Germania. Abbiamo finalmente bisogno di un governo federale con una visione della politica europea».



 

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