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L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha dato oggi il via alla gara per dotarsi di una nuova “nave oceanografica maggiore”, una unità – la cui costruzione sarà finanziata dal Pnrr – che rappresenterà un fiore all’occhiello per l’attività dell’ente, in quanto in grado di sondare fondali profondi fino a 4mila metri.

Gestita per conto dell’istituto da Invitalia, la procedura, di cui al momento non si conoscono i dettagli, ha un valore di circa 107,084 milioni di euro. A rendere interessante la commessa anche il fatto che, per quanto emerso nei mesi scorsi, la nave richiesta dall’istituto potrebbe essere un mezzo full electric.

Se al momento ancora mancano indicazioni ufficiali sui requisiti fissati nel bando, a dare qualche spunto su quelle che potrebbero essere le caratteristiche del mezzo e sui suoi impieghi futuri sono infatti le comunicazioni diffuse nei mesi scorsi dalla stessa Ispra.

Innanzitutto, l’appalto – spiegava l’ente – è parte del progetto Mer – Marine Ecosystem Restoration del Pnrr, il più grande del piano in area marittima grazie alla dotazione complessiva di 440 milioni di euro, di cui Ispra è soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica amministrazione titolare del finanziamento.

Con la realizzazione di questa nuova nave – che verrà equipaggiata anche con un Autonomous Underwater Vehicle -, l’istituto, si leggeva, intende perseguire obiettivi di tutela e protezione, ma anche di lotta al degrado degli ecosistemi marini tramite interventi di vero e proprio ripristino dei fondali, che da un lato “faranno uso di protocolli consolidati”, ma dall’altro agiranno “su una scala spaziale molto vasta mai tentata prima”. Tra le opere previste, si cita in particolare la “ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in ben cinque regioni dell’Adriatico: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo”. Altro importante impiego della nave sarà la mappatura di circa 90 monti sottomarini (seamounts), localizzati nel Mar Ligure,nell’alto e basso Tirreno, nel Mar di Sardegna, nel Mar Ionio e nel Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14.000 km quadrati.

Passando invece alle caratteristiche del mezzo, alcune indicazioni arrivano da un protocollo di intesa firmato a fine 2022 da Ispra con l’allora Ministero della Transizione Ecologica e con il ministero della Difesa (rappresentata dallo Stato Maggiore della Marina Militare e dalla Navarm) per “l’avvio delle attività di progettazione e realizzazione della nuova unità navale che sarà utilizzata per le attività di ricerca scientifica e ambientale nel mar Mediterraneo e in particolare per il monitoraggio dei fondali e degli habitat marini”.

All’epoca si segnalava che l’unità navale avrebbe avuto “un’autonomia di trenta giorni e una propulsione full electric”, nonché essere dotata “delle più moderne tecnologie disponibili nell’ambito della ricerca idro-oceanografica, tra cui una torre a prua con stazione meteo e laboratorio per il monitoraggio della qualità dell’aria, 100 metri quadrati di superficie destinata a laboratori per analisi dei campioni e oltre 50 metri quadrati di superficie destinata all’elaborazione dei dati scientifici”.

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