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Un ruolo cruciale quello della Sicilia nella ripartenza dell’industria italiana: lo confermano i tanti progetti in cantiere sull’isola così come le parole di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy del governo Meloni. “La Sicilia diventerà la terra del futuro per l’Italia”, ha detto Urso durante la presentazione del nuovo modulo della StMicroelectronics di Catania, uno dei progetti industriali più importanti per l’isola, insieme alla cessione dell’ex Blutec di Termini Imerese a Pelligra, all’interporto della stessa Termini e agli investimenti sull’area industriale di Gela. Con i Fondi della coesione, poi, nasceranno nuovi ospedali, come quello di Gela, e verranno rimessi in funzione i tre dissalatori di Trapani, Gela e Porto Empedocle.

Stm a Catania

L’Europa che guarda al futuro con innovazione e produzione tecnologica, favorendo anche la transizione green. È l’obiettivo del nuovo impianto manifatturiero di carburo di silicio da 200 millimetri per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging di StMicroelectronics che sarà costruito a Catania. È previsto un programma di investimento pluriennale di 5 miliardi di euro, che comprende il supporto per 2 miliardi di euro da parte dello Stato italiano nel quadro dell’Eu Chips Act. Insieme all’impianto di produzione di substrati in SiC in allestimento nello stesso sito, questi impianti formeranno il Silicon Carbide Campus di St. Un investimento, quello di Catania, che, afferma la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, annunciando il via libera agli aiuti dall’Europa, “sostiene un impianto integrato unico per i chip di carburo di silicio” e aiuterà la “transizione digitale e verde” dell’Ue, contribuendo a “creare posti di lavoro altamente qualificati, limitando al contempo le possibili distorsioni della concorrenza”. Finora ciò è servito ad avviare gli investimenti di St a Catania per 5 miliardi che creeranno 2.000 posti di lavoro, e quello di Silicon Box, per 3,2 miliardi e 1.600 dipendenti. ST a Catania costruirà il SiC campus, il primo complesso di impianti in Europa che copre tutte le fasi della produzione, dalla polvere di carburo di silicio ai prodotti e moduli di potenza che servono ad auto elettriche, ricariche veloci, pannelli fotovoltaici, i grandi server dell’infrastruttura cloud e data center. L’avvio della produzione è prevista nel 2026. A regime, nel 2033, il sito lavorerà 15 mila fette di SiC a settimana.

L’ex Blutec a Pelligra

Svolta importante anche per l’ex Blutec: è stato sottoscritto il contratto di cessione del ramo d’azienda di Termini Imerese in favore di Pelligra Italia Holding Srl. Il piano di Pelligra, che si è aggiudicato l’area con un’offerta di 8,5 milioni di euro, prevede anche l’assunzione di almeno 350 dipendenti ex Blutec attualmente in cassa integrazione e investimenti per la riqualificazione dell’area. “La sottoscrizione del contratto di cessione del ramo d’azienda rappresenta un ulteriore passo avanti per il futuro di Termini Imerese. Rispettiamo gli impegni presi con le istituzioni centrali, locali e le organizzazioni sindacali per la realizzazione in Sicilia di un polo manifatturiero, logistico, industriale green e innovativo”. Lo afferma il gruppo Pelligra Italia sulla cessione dell’ex Blutec. “Il piano presentato da Pelligra Italia, società con ampia esperienza nella riqualificazione delle aree industriali – prosegue la nota del gruppo – è in grado di valorizzare l’area di Termini Imerese con un importante investimento che offrirà opportunità di lavoro per le future generazioni. Pelligra Italia ribadisce di essere pronta a un confronto proficuo con le Istituzioni per la messa a terra di un hub che sia in grado di valorizzare le competenze e l’expertise locale e al contempo attrarre nuovi investimenti all’estero”. La cessione della proprietà, ha spiegato il Mimit in una nota, “resta condizionata alla finalizzazione del pagamento dell’intera somma e alla autorizzazione delle organizzazioni sindacali e istituzioni locali, che avverrà nelle prossime settimane come da cronoprogramma concordato”. L’assegnazione, aggiunge il Mimit, “si inserisce in un più ampio progetto di rilancio del polo industriale di Termini Imerese che riguarda, oltre alla riqualificazione dell’area industriale, il potenziamento del porto e lo sviluppo di un interporto integrato all’area”.

L’interporto di Termini Imerese

Proprio quello dell’interporto di Termini Imerese è uno dei progetti del Fondo per lo sviluppo e di coesione destinati alla Sicilia: 30 milioni con l’obiettivo di contribuire a rilanciare l’area e quindi l’occupazione. “Continua il lavoro del governo Meloni – ha dichiarato in merito Carolina Varchi, deputato e Responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia. – per l’area industriale, come ha spiegato il ministro Urso. E il coinvolgimento, in ogni fase di questo rilancio, dell’Autorità portuale e della Società Interporti conferma poi la sintonia col governo regionale di Renato Schifani e in particolare con l’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò. Questo finanziamento – prosegue Varchi – ha una valenza particolare, per diversi motivi. Intanto perché si inserisce in un piano più ampio di rilancio dell’area. Poi perché la creazione di queste infrastrutture renderà tutta la zona attrattiva per tanti investitori, oltre a rilanciare l’indotto. Tutto questo si tradurrà in un’opportunità per chi proviene dal bacino dei lavoratori ex Fiat, ma anche nella creazione di nuove occasioni di lavoro e un futuro più roseo che l’area di Termini Imerese, dopo tante delusioni e passi falsi – conclude Varchi – merita davvero”.

L’area industriale di Gela

Infine gli investimenti sull’area industriale di Gela, fortemente condizionata dalla crisi che ha colpito, a livello nazionale ed europeo, il settore della raffinazione di petrolio. Il calo della domanda interna, determinato dalla presenza di nuovi competitor a livello globale e dalle norme europee sull’efficienza energetica, ha condotto le principali aziende di settore a proporre un ridimensionamento della capacità produttiva degli stabilimenti, con conseguenze negative sulle imprese dell’indotto in termini di fatturato, ordini e quindi occupazione. L’area di crisi industriale complessa è stata dichiarata per il territorio di 23 Comuni compresi seguenti Sistemi Locali del Lavoro: Gela, Mazzarino, Vittoria, Caltagirone, Riesi, Caltanissetta, Piazza Armerina. La strategia per il rilancio dell’area è attuata attraverso il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) elaborato e gestito da Invitalia e prevede l’impegno di risorse pubbliche per complessivi 25 milioni di euro stanziati per l’attuazione della Legge 181/89. Un progetto incentrato su incentivi per gli investimenti, politiche del lavoro, spazi localizzativi e nuove infrastrutture per far rifiorire la zona. E sempre a Gela, con i Fondi della coesione, nascerà un nuovo ospedale.



 

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