Sono oltre 200mila i singoli interventi finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è in continuo divenire. L’ultimo documento ufficiale sul suo andamento è la IV Relazione del governo sullo stato di attuazione del Pnrr del 22 febbraio scorso, che recepisce le rimodulazioni approvate nel Consiglio Ecofin dell’8 dicembre 2023. Il nuovo Piano ha una dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, a fronte dei 191,6 miliardi originari. Le sovvenzioni a fondo perduto ammontano a 71,8 miliardi (erano 68,9 nel Piano 2021): un aumento pari a 2,8 miliardi assegnati alla nuova missione REPowerEU, finalizzata a rafforzare le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica e del gas, ad incentivare la produzione di energia rinnovabile e ad aumentare l’efficienza energetica. Rimasto invariato, invece, l’ammontare dalla parte in prestito (che l’Italia dovrà quindi restituire), pari a 122,6 miliardi di euro.
Le misure
A seguito della revisione, il Piano include sette Missioni: il capitolo REPowerEU va ad aggiungersi a quelli relativi a: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Coesione e inclusione; Salute. Nel complesso, le sette Missioni includono 216 misure, di cui 66 riforme (7 in più rispetto a quelle previste nel Piano originario), e 150 investimenti. Le misure nuove o modificate, in seguito alla rimodulazione del Piano, sono 145. In particolare, nella nuova Missione 7, REPowerEU, sono presenti 22 misure, di cui 5 riforme e 17 investimenti. Secondo la Corte dei Conti, l’elemento più significativo della revisione del Piano sarebbe il peso degli interventi relativi alla concessione di incentivi alle imprese, passati dal 16,8% al 22,2% sul totale degli investimenti previsti (+11,1 miliardi destinati ad incentivi e sgravi fiscali). Risorse in larga parte destinate ai crediti d’imposta del piano Transizione 5.0 (6,3 miliardi), al supporto dalla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche (2,5 miliardi) e all’introduzione della misura dei contratti di filiera in agricoltura (2 miliardi).
I conti
Dalla Relazione del governo emerge, poi, che l’Italia ha già incassato dall’Ue 101,89 miliardi, pari al 52,4% dei 194,4 miliardi assegnati dal Piano. Nel dettaglio, il nostro paese ha ricevuto 24,89 miliardi di prefinanziamento, ai quali si sono poi aggiunti 77 miliardi con il saldo delle 4 rate già versate al conseguimento dei traguardi-obiettivo concordati con la commissione europea. Il pagamento dell’ultima rata è del 28 dicembre 2023, mentre a gennaio è stato chiesto a Bruxelles il saldo della quinta rata, che arriverà a seguito delle verifiche sui 52 traguardi conseguiti nel secondo semestre dell’anno scorso (che portano a 230 il totale degli obiettivi raggiunti dall’avvio del Piano). Parliamo di un assegno di 10,6 miliardi ai quali andranno ad aggiungersi i 551 milioni del prefinanziamento della settima missione REPowerEU.
I referenti
L’obiettivo, ora, è centrare i 113 obiettivi fissati per la sesta e settima rata, che consentiranno di sbloccare ulteriori risorse per 28,7 miliardi di euro (9,1 per la sesta, con 39 obiettivi da conseguire, e 19,6 miliardi per la settima, al raggiungimento dei 74 traguardi fissati). Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei progetti da realizzare, però, sono ancora pochi i numeri a disposizione. Al 31 dicembre 2023, secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze, le spese già sostenute dai soggetti attuatori risultano pari ad oltre 45 miliardi di euro. Il dato però potrebbe risultare incompleto perché alcune amministrazioni potrebbero non aver ancora registrato le operazioni sul sistema ReGiS della Ragioneria dello Stato, attraverso cui le amministrazioni centrali e territoriali devono adempiere agli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure e dei progetti finanziati dal Pnrr. Dai dati diffusi sul portale istituzionale “Italia Domani”, risulta che sono 898 i progetti riconducibili ai cento soggetti che ricevono gli importi più elevati (tra amministrazioni, enti e aziende, sia pubbliche che private). In Campania, sono 64: 19 hanno come referente la Regione Campania, 25 il Comune di Napoli, 6 la Città Metropolitana di Napoli, 13 l’Università Federico II e uno l’Azienda napoletana di mobilità (Anm).
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