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La consultazione elettorale di questo fine settimana rappresenta uno spartiacque importante per la Ue. Soprattutto per i giovani. L’analisi di Alberta Pelino, presidentessa della YAS – Young Ambassadors Society e CEO di Fibi

Tra i 359 milioni di cittadini e cittadine europee chiamati alle urne per le elezioni del Parlamento europeo ci sono 23 milioni di giovani che voteranno per la prima volta. In Italia le persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono 10 milioni, di cui quasi 2,8 nuovi giovani elettori ed elettrici.

I giovani del Vecchio continente

Un dato incoraggiante è che secondo recenti sondaggi, per chi ha meno di 35 anni, le elezioni Europee vengono considerate importanti al pari delle elezioni politiche nazionali e locali (fonte: Corriere della Sera, 3 giugno 2024). L’Unione europea rappresenta una realtà a cui la gioventù, non sono europea, guarda con speranza. Penso a ragazzi e ragazze che protestano in Georgia sventolando la bandiera blu ornata da 27 Stelle o ai profughi ucraini, scappati dall’orrore della guerra in cerca di pace e democrazia.

Cosa è stato fatto

Se guardiamo a quello che l’UE ha fatto negli ultimi anni, in particolare sulle tematiche che stanno a cuore ai e alle giovani, non si può non riconoscere gli sforzi fatti nella definizione di politiche mirate ad affrontare il problema del cambiamento climatico e a favorire la transizione verso una società con maggiore equità e uguaglianza: prima il Green Deal, poi nel post pandemia il Next Generation EU e anche la Gender Equality Strategy.

Cosa andrà fatto

È un inizio, ma non è chiaramente abbastanza. I prossimi anni sono fondamentali per continuare le politiche avviate e per dare un contributo concreto verso il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030. Queste elezioni definiranno quindi quale idea di società vogliamo raggiungere.

Leggi anche: Francesco Cerruti (Italian Tech Alliance): «Per l’AI punto sulla terza via europea»  

Purtroppo, nei dibattiti politici l’attenzione ai grandi problemi che dovremo affrontare non è stata abbastanza e tanti osservatori hanno segnalato quanto la campagna elettorale italiana per le elezioni europee sia stata molto più improntata sui temi di politica interna che sulle grandi questioni globali. 

Alberta Pelino, presidentessa della Young Ambassadors Society

Le preoccupazioni della Young Ambassadors Society

Questi temi tuttavia sono al centro delle preoccupazioni dei giovani e delle giovani, come è emerso chiaramente durante il processo del Youth 7, il gruppo ufficiale di engagement giovanile del G7, che noi della Young Ambassadors Society (YAS) abbiamo l’onore di guidare.

Spesso, quando si parla di loro, si racconta una generazione disinteressata alle problematiche attuali e alla partecipazione civile, politica e democratica. Invece, solo due settimane fa, abbiamo riunito a Roma 500 ragazzi e ragazze provenienti dai paesi del G7 e oltre, che hanno disegnato insieme proposte politiche volte a costruire una società più giusta ed equa, sia dal punto di vista sociale che ambientale, e che sono state poi presentate alla Presidenza del G7.

I giovani e le giovani non solo richiedono cambiamenti da parte di governi e aziende, ma sono anche attivamente coinvolte nella creazione di questi cambiamenti: fondano start-up innovative, partecipano a iniziative di sostenibilità locali, spingono la domanda di prodotti sostenibili e cercano lavori in aziende nei cui valori si possano riconoscere. Il loro impegno supera le aspettative tradizionali, come dimostrato dalla partecipazione entusiasta al processo Y7. 

Leggi anche: «Sull’AI vogliamo essere produttori o moralizzatori?». Intervista a Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori (Confindustria)

Sul tema climatico, abbiamo chiesto che i governi implementino politiche economiche consistenti per reindirizzare flussi finanziari verso la promozione di innovazione verde, energie rinnovabili e transizione verso un’economia circolare.

Sulla transizione digitale, abbiamo ritenuto necessaria una riforma del sistema di istruzione per assicurare conoscenze digitali di base e preparare ragazzi e ragazze al nuovo mondo del lavoro. Serve poi investire in infrastrutture per assicurare e facilitare l’accesso alle tecnologie a chiunque e promuovere l’innovazione attraverso l’incentivo per le nuove generazioni a creare start-up innovative, specialmente se ad impatto sociale, abbattendo le barriere dell’accesso al credito.

Una Europa davvero inclusiva

Infine, dobbiamo ancora fare passi importanti verso la costruzione di una società con maggiore uguaglianza e pari opportunità. A partire dal mondo del lavoro, dove è necessario assicurare salari adeguati, soprattutto ai e alle più giovani che sono spesso meno tutelate. Politiche concrete sono urgenti inoltre per favorire la parità di genere, inclusi parità salariale e opportunità di leadership per le giovani donne.

La trappola del non voto

Ma per far sì che l’Unione europea adotti queste direttive nella società che abbiamo e avremo il compito di guidare, è necessario che ci sia una forte rappresentanza popolare: per questo mi auguro che le nuove generazioni vadano a votare numerose e preparate, approfondendo i programmi dei partiti politici e il profilo dei e delle candidate. Non votare vuol dire accettare le decisioni altrui, i giovani e le giovani europee sono invece pronte a far sentire la propria voce, forte e libera.



 

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