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Tutto secondo le previsioni. La Banca centrale europea giovedì 6 giugno ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. Il tasso sui rifinanziamenti principali è sceso quindi da 4,50% a 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75% e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. Nessun colpo di scena, dunque, la Bce ha seguito il copione e ha dato un primo, seppur timido, segnale di ritorno alla normalità. A beneficiarne saranno imprese e famiglie che potranno prendere un po’ di fiato dopo due anni di continui rialzi. Ma per la Bce è anche la prima volta nella sua storia recente che agisce, in politica monetaria prima, della Fed, la banca centrale statunitense che fa da riferimento in tutto il mondo.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, rieletto per il quarto mandato a giugno 2023 con il 99% delle preferenze

Dopo 10 rialzi consecutivi e gli stop di fine 2023 e di inizio 2024, è stata dunque avviata l’auspicata riduzione del costo del denaro. Come e cosa cambia lo ha spiegato la Fabi, primo sindacato del settore del credito, analizzando come è mutato il credito alle famiglie, come sono già cambiati e come potrebbero evolvere i tassi d’interesse. Già da alcuni mesi il mercato, prevedendo un cambiamento nella politica restrittiva dell’Eurotower, aveva anticipato la prevista riduzione dei tassi. Secondo l’ufficio Analisi e ricerche della Fabi, i tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,69%, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare ancora al 3,45%: una riduzione che sulla rata del mutuo si traduce in -17%; analoga sorte per i prestiti al consumo che, dopo i picchi al 14%, potrebbero calare fino all’8,5%, segnando un -22%. Per le aziende, invece, i tassi potrebbero scendere dal 5,4% al 4,5%, segnando una rata più bassa del 6%. I tassi sul credito al consumo sono scesi a una media dell’8,93%, dopo picchi superiori al 14%, e potrebbero calare ancora all’8,5%: vuol dire che un’automobile da 25.000 euro comprata interamente a rate, con un finanziamento di 10 anni, costerà quasi 11.000 euro in meno (-22,2%) rispetto al 2023; mentre per una lavatrice da 750 euro, con un credito di 5 anni, il risparmio, nei prossimi mesi, sarà di 155 euro (-14%). Per quanto riguarda i mutui erogati lo scorso anno, le rate di quelli a tasso fisso erano di fatto raddoppiate, mentre per quelli a tasso variabile il “rimborso” mensile è salito del 60-70% o anche oltre. Quanto ai vecchi mutui, invece, nessuna differenza per quelli a tasso fisso, mentre le rate di quelli a tasso variabile hanno subìto aumenti fino al 78% e adesso potrebbero imboccare un percorso per una progressiva riduzione.

Francesco De Dominicis, dal 2018 direttore comunicazione e relazioni esterne Fabi, struttura nell’ambito della quale è stato creato l’ufficio Analisi & Ricerche

C’è dunque ora da capire quali saranno le prossime mosse dell’Eurotower. La decisione è stata quasi unanime (il taglio è stato bocciato dal solo rappresentante austriaco), ma già dalla prossima riunione di luglio le divergenze tra falchi e colombe potrebbero tornare ad agitare il Consiglio direttivo. Da una parte Germania e Paesi Bassi chiedono cautela; dall’altra Francia, Italia, Spagna e Portogallo ritengono che ci sia margine per definire un percorso di ribassi in modo più netto. «La decisione di oggi ha anche un importante significato politico, poiché la Bce ha mostrato la capacità di essere indipendente dalle scelte della Federal reserve americana, che da sempre condiziona la politica monetaria europea – ha commentato il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Nell’arco del 2024, saranno probabilmente deliberate altre riduzioni da parte della Bce, con il tasso base che entro dicembre potrebbe scendere al 3,5%-3,75%. L’inflazione, pertanto, dovrebbe restare su livelli decisamente meno preoccupanti rispetto alle fiammate del 2022 e del 2023, favorendo così la stabilità dei prezzi. Ne conseguirà, complessivamente, un vantaggio per il ciclo economico, con una spinta significativa alla crescita di tutto il pil sia della zona euro sia, in particolare, dell’Italia».

Il report dell’ufficio Analisi e ricerche della Fabi, ripreso dai media nazionali (tg Rai e Mediaset, quotidiani nazionali e locali, agenzie di stampa e siti internet) ha scattato anche una fotografia completa sul mercato dei mutui immobiliari e sul ceduto al consumo. Le famiglie indebitate, in Italia, sono 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Nel corso del 2022 e del 2023, i tassi di interesse sui prestiti sono assai aumentati con il costo del denaro progressivamente arrivato al 4,5%, prima della decisione di giovedì della Bce. Tornando ai mutui, il valore complessivo per l’acquisto di abitazioni ammontava, a fine marzo 2024, a 423,4 miliardi di euro, in crescita di circa 33 miliardi rispetto a fine 2020 (+9%), ma in calo di 3 miliardi rispetto a fine 2022 (-1%). Sul totale di 423,4 miliardi erogati, circa un terzo, cioè 144 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 279 miliardi sono a tasso fisso. Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su complessivi 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali. Tra credito al consumo e prestiti personali, le banche hanno erogato 244 miliardi di euro di prestiti ai cittadini, in leggero calo con i valori di fine 2020 e in progressivo rallentamento rispetto alla tendenza degli ultimi mesi, segno dell’incidenza negativa dell’aumento dei tassi d’interesse registrato a partire da luglio 2022.

 

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