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Nelle 981 istanze di credito ammesse dai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e nel loro riconoscimento di 309 milioni di crediti privilegiati e 943 di chirografari, ci sono anche quelli delle imprese dell’indotto ex Ilva di Taranto. Ma aver ottenuto dai commissari, che l’hanno proposta al giudice, la prededuzione dei crediti, cioè una liquidazione anticipata, alle imprese non basta. Non è sufficiente. Non risolleva l’indotto dai guai. «È forte convinzione di Aigi che debba essere valorizzata la funzione delle garanzie richiamate dalla legge ad opera di Sace e Mediocredito centrale ai fini dell’accesso al credito per sostenere concretamente la continuità delle imprese dell’indotto. Ciò in attesa che i crediti prededucibili – accertati dai commissari e prossimi alla verifica del Tribunale – tornino ad essere ricchezza concretamente disponibile». In questo passaggio del documento di Aigi, c’è la sostanza della posizione delle imprese dell’indotto dopo che i commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (l’ex Ilva) hanno riconosciuto la prededuzione dei crediti maturati prima dell’amministrazione straordinaria, alla gran parte delle aziende che ruotano attorno all’ex Ilva.

I crediti

Come già riportato da Quotidiano nei giorni scorsi, le imprese dicono che la prededuzione dei crediti va bene, ma siccome prededuzione non significa affatto essere pagati subito, e nemmeno a breve, ma è qualcosa che varrà in futuro, quando con la vendita degli asset si pagheranno i creditori, occorre che si rendano efficaci gli altri strumenti messi in campo per la crisi di Acciaierie. Anzitutto, la linea di factoring da 120 milioni di Sace e poi l’accesso al Fondo di garanzia di Mediocredito centrale, per il quale è stato varato da poco il decreto attuativo. La misura di Mcc consiste nell’accesso delle imprese al Fondo di Garanzia, a patto che nei cinque anni precedenti l’amministrazione straordinaria abbiano espresso verso l’ex Ilva una quota non inferiore al 35 per cento del loro fatturato. L’intervento, attraverso contributi a fondo perduto, taglia del 50 per cento il tasso di interesse contrattuale sui finanziamenti bancari garantiti. Disponibili 10 milioni. “L’avvenuta insinuazione al passivo che certifica la prededuzione dei crediti vantati verso Acciaierie d’Italia – dice Aigi -, conferma la strategicità delle imprese che hanno sempre lavorato nello stabilimento ma non si traduce, purtroppo, nella risoluzione della controversa questione. La prededucibilità delle aziende riconosciuta dai commissari straordinari, che al momento esclude le aziende di autotrasporto, dovrà comunque passare al vaglio del Tribunale il prossimo 19 giugno”.

La prededuzione dei crediti, ovvero la liquidazione anticipata se l’attivo è sufficiente, fu già riconosciuta nel 2015 con l’amministrazione straordinaria di Ilva, che tre anni prima era stata tolta ai Riva e commissariata, rammenta Aigi. “Ma non è con la prededucibilità – avverte – che si pagano tasse, stipendi, contributi, Iva”. Tant’è, si osserva, che “oggi, a distanza di 9 anni, le stesse imprese non sono ancora state ristorate dei crediti vantati verso l’ex Ilva e si trascinano una situazione finanziaria complicatissima, aggravata dalle vicende degli ultimi mesi”. Certo, dice Aigi, c’é “la vicinanza del Governo attraverso l’emanazione del decreto”, c’è “il Fondo di Garanzia per le pmi per l’accesso al credito al fine di sostenerne la continuità”, tuttavia, per l’associazione, “le regole dell’affidamento bancario, nonostante le garanzie offerte e richiamate dalla legge, si orientano in tutt’altra direzione per il maggior rischio a cui sono esposte le imprese dell’indotto pur senza alcuna responsabilità”. A ciò si aggiungano “l’incertezza del valore di realizzo dei crediti pur riconosciuti come prededucibili” e il fatto che “la procedura Sace è vincolata al piano industriale di AdI in as e sulla bancabilità delle aziende”. E quindi “se le aziende non vengono pagate, non possono essere considerate bancabili”.

La proposta

Per venir fuori dallo stallo, Aigi chiede di definire “protocolli di intesa con il sistema bancario, Mcc e Sace, nonché con i commissari delle procedure di amministrazione straordinaria” per ridare “fiducia all’intero sistema di relazioni economiche (e sociali) generate dalle imprese dell’indotto. In assenza di tali soluzioni, nonostante lo sforzo compiuto dal Governo, l’indotto ex Ilva scivolerà inesorabilmente verso la chiusura delle aziende e la liquidazione giudiziale con impatto incalcolabile per il territorio”.

Se buona parte delle imprese hanno ottenuto la prededuzione su tutto o su parte dei crediti, non altrettanto è avvenuto per quelle del trasporto. “La prededuzione stavolta non è stata riconosciuta e applicata dai commissari di AdI – commenta a Quotidiano Stefano Castronuovo, coordinatore Casartigiani Puglia -, ma la norma prima e la Corte di Cassazione dopo, nel 2023, si sono già espressi. Ed è riconosciuto in base al decreto del 2015, quello della prima amministrazione straordinaria, che i crediti degli autotrasportatori sono prededucibili. Il giudice dell’epoca che non riconobbe la prededucibilità della categoria e che con la sua interpretazione la escluse, è stato smentito, tant’è che presso il Tribunale di Milano ci sono poi state le azioni di recupero forzoso. Le aziende, infatti, fecero ricorso nel 2017 e tutte quante hanno vinto in Cassazione. Quindi, gli autotrasportatori sono prededucibili. Che poi i commissari di AdI li abbiano inseriti, é un altro fatto ma stiamo già agendo attraverso le vie legali. Abbiamo scritto ai commissari e attendiamo ora riscontro”. 



 

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