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Effetto boomerang per le piccole e medie imprese, il credito d’imposta Zes unica del Mezzogiorno può non essere la salvezza per le Pmi, come prospettato, anzi c’è un rischio altissimo che tutto possa fallire. E’ stato appena firmato il decreto attuativo, tanto annunciato dedicato alle imprese che effettuano investimenti nelle regioni della nuova Zes del Mezzogiorno (Basilicata, Calabria Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e Sicilia) ed è già polemica.

I soldi certi per questa misura sono quelli stanziati dalla finanziaria 2024: 1,8 miliardi di euro, ma a differenza del passato oltre all’acquisto di macchinari, attrezzature e impianti può essere agevolato anche l’acquisto di suoli e la realizzazioni di opere edili (purchè non si superi il 50 per cento del valore dell’investimento). Un grande occasione dunque, in teoria.

Si prevedono tantissime domande, più di quelle del 2022: unico dato storico su cui fare una riflessione: in quell’anno infatti il credito di imposta Mezzogiorno concesso, sulla base delle richieste fatte dalle imprese, è stato pari a 1,35 miliardi di euro riferiti a soli investimenti di beni strumentali. Oggi il potenziale fabbisogno delle imprese sale notevolmente, perché da un lato si aggiungono anche gli investimenti in immobili e opere edili, dall’altro bisogna considerare l’effetto moltiplicatore derivante dalla Zes unica e dalle attività di marketing territoriale effettuate in precedenza dai commissari delle precedenti otto Zes. A questo punto, superato il budget di 1, 8 miliardi di euro stanziati dal governo per il 2024 il decreto prevede una ripartizione con riduzione percentuale del beneficio concesso.

Che cosa significa? Se una piccola impresa fa un investimento di 10 milioni e si aspetta un credito di imposta pari al 60 per cento, potrebbe vedersi approvata una percentuale inferiore a quella iniziale prevista, senza poter conoscere preventivamente il suo ammontare, questo potrebbe comportare a posteriori, una non più sostenibilità del piano finanziario del progetto di investimento, col rischio di veder naufragare una buona parte degli investimenti produttivi. E questo si chiama rischio, un rischio enorme.

A questo punto, dato il pericolo, molte piccole e medie imprese oseranno fare nuovi investimenti? E tutto questo non potrà solo agevolare le multinazionali o magari imprenditori esteri?

Non è chiaro se è così o meglio non è certo, ma è prevedibile. Basti solo pensare che alle 8 Zes, sta per Zona Economia Speciale, ora c’è una sola e unica zona che abbraccia tutto il sud e sono previsti 100 milioni di euro come limite massimo per ciascun investimento su cui appunto sarà commisurato il credito di imposta. Intanto è tutto pronto, le imprese potranno inviare la comunicazione di aderire alla agevolazione dal 12 giugno al 12 luglio, nei prossimi giorni sarà l’Agenzia delle Entrate a definire e inviare il modello per gli accessi.

Chi può aderire? Le imprese che nel corso dell’anno (da 1 gennaio al 15 novembre del 2024) investono in beni strumentali da destinare a strutture produttive con sede appunto nei territori della Zes unica. E il credito di imposta può essere pari al 50 per cento della spesa effettuata (in alcuni casi anche del 70). La percentuale cambia a seconda della regione e anche della zona, per esempio l’incentivo spetta al 50 per cento nelle aree di Taranto n Puglia e del Sulcis in Sardegna.

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