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La differenza la faranno i tanti decreti attuativi che il governo dovrà emanare a valle di questa legge. Dall’importo del contributo per l’autorizzazione all’attività nello spazio ai documenti da presentare, dai limiti all’uso dei dati di osservazione terrestre che possono essere venduti alle fasce di rischio delle assicurazioni, il Mimit dovrà sfornare una montagna di carta per far funzionare il decreto. Ogni due anni dovrà essere aggiornato un Piano nazionale per l’economia dello spazio, a cura di Asi, Comint e ministero dell’Università e della ricerca, che ha orizzonte quinquennale e contiene gli indirizzi del governo sul settore.

Il gancio a Musk

La legge sull’economia dello spazio prevede anche di creare una riserva di capacità trasmissiva nazionale, dalle telecomunicazioni satellitari, per favorire le connessioni a livello governativo e per offrire archiviazione via cloud di dati sensibili su satellite. E poi spiana la strada alle costellazioni satellitari internet, con l’obiettivo dichiarato per coprire il divario digitale del Paese. Un articolo questo, il numero 26, che è musica per le orecchie di Elon Musk e per la sua SpaceX, corteggiata dal governo italiano, che ha fatto dell’imprenditore il suo guru tech, perché dispieghi la rete Starlink in Italia. Nonostante l’Unione europea stia pianificando una sua costellazione per gli stessi fini, Iris2, che costerà tra i 6 e i 10 miliardi di euro. Ma che arriva tardi, a dispetto dell’ormai rodato progetto di Musk.

In particolare, la legge del governo Meloni dice di voler mettere ordine nella coesistenza tra segnali terrestri e segnali satellitari riducendo le interferenze. Ossia l’oggetto della denuncia di Starlink all’Autorità garante delle comunicazioni contro Tim, rea, secondo quanto riferito da Bloomberg, di non aver condiviso i dati per evitare che le attività dei satelliti cozzassero con quelli delle antenne dell’ex monopolista di Stato, con pesanti conseguenze sul business del magnate. La legge sullo spazio, che all’articolo 26 predica norme per ridurre le interferenze e farle coesistere, è l’impegno dell’esecutivo all’accomodare la situazione con il suo mito d’oltre oceano.

Aiuti alle startup

La Commissione, inoltre, non è riuscita a mettere il sigillo alla proposta di legge sull’economia dello spazio. Il dossier passa al prossimo esecutivo, che però, causa liturgie elettive, non potrà metterci mano prima del prossimo anno. Motivo per cui l’Italia ha voluto accelerare con il suo testo. In chiusura sono previsti anche agevolazioni per le startup negli appalti pubblici spaziali: il 10% del subappalto deve essere assegnato ad aziende innovative e la loro presenza è migliorativa nei punteggi di un’offerta in una gara pubblica. Inoltre, se ci sono startup, che bandisce la gara paga direttamente a loro il lavoro, senza passare dal capo cordata, e un 40% viene anticipato entro 15 giorni dall’assegnazione.

Il governo ha piazzato circa 2,3 miliardi tra Piano nazionale di ripresa e resilienza e fondo complementare per lo spazio. Tra i progetti, una fabbrica di piccoli satelliti per l’osservazione terrestre e quello di un sistema laser per la sorveglianza dei cieli. Nel complesso il pacchetto di 9 progetti, secondo fondazione Openpolis, che monitora la spesa pubblica, è a metà del percorso, che si dovrà chiudere nel 2026. Sul fronte startup, il Fondo nazionale innovazione di Cassa depositi e prestiti ha destinato un veicolo, Galaxia, al sostegno della filiera della space economy, con l’obiettivo di mobilitare in 4 anni 30 milioni di euro.

 

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