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La Puglia nel complesso del periodo 2019-2023 con una crescita del 6,1% è risultata la regione italiana più dinamica. A scriverlo è la Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria e del Mezzogiorno, nel report pubblicato ieri. Negli stessi anni l’Italia è cresciuta del 3,5% e il Mezzogiorno del 3,7% segnando a sua volta un dato migliore rispetto al Centro-Nord (+3,4%), al Centro (+1,7%) e al Nord-Ovest (+3,4%). Tra le ripartizioni fa meglio il Nord-Est (+5,1%), ma resta un punto indietro rispetto alla Puglia. E buone notizie anche sotto il profilo occupazionale, con l’Istat che attesta un aumento tendenziale di 17mila occupati da gennaio a marzo 2024 con crescita del tasso di occupazione e riduzione di quello di disoccupazione.

A spingere la crescita l’avanzamento dei lavori pubblici con il Pnrr, spinta decisamente più evidente che nelle altre aree del Paese, saliti in un anno nel 2023, del 16,8% al Sud, contro il +7,2% del Centro-Nord. Nel complesso delle regioni meridionali gli investimenti in opere pubbliche sono cresciuti da 8,7 a 13 miliardi tra il 2022 e il 2023 (+50,1% contro il +37,6% nel Centro-Nord). «Questi dati confermano il concreto cambio di passo della crescita economica ed occupazionale delle regioni del Sud», dice il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. «Il rapporto evidenzia che questo risultato è dovuto all’attuazione del Pnrr e al completamento della spesa dei programmi di investimenti del ciclo di programmazione 2014-2020». In dettaglio gli investimenti in opere pubbliche hanno generato effetti espansivi più intensi al Sud, con un contributo al Pil del Mezzogiorno del 2023 pari a circa mezzo punto percentuale (il 40% circa della crescita complessiva). La spesa pubblica per incentivi alle imprese al sud invece è stata decisamente inferiore che al Centro nord per la minore capacità del tessuto produttivo meridionale di assorbire le misure «a domanda» di incentivo di ammodernamento tecnologico e digitale finanziate dal Pnrr. Sulla crescita però hanno inciso in maniera determinante anche il terziario e soprattutto l’incremento dl turismo: la crescita delle presenze turistiche è risultata di circa un punto percentuale più accentuata nell’area centro-settentrionale (+8,5% nel Sud, + 9,7% nel Centro-Nord), ma nel Mezzogiorno si è mostrata più accentuata la crescita degli arrivi dell’estero, ai quali sono associati livelli di spesa turistica significativamente più elevati. La congiuntura dell’economia pugliese è stata segnata dalla forte caduta del valore aggiunto agricolo (-8,7%).

«Grazie agli sforzi di tutti, dai lavoratori, alle imprese, dalle istituzioni, al sistema bancario passando per il mondo della formazione dell’università e della ricerca – ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – siamo stati protagonisti di una crescita sostenuta che ha retto alla crisi pandemica con una manovra economica regionale straordinaria ma che, soprattutto, ha sostenuto il territorio durante tutta la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, movimentando oltre 8,4 miliardi di investimenti. Abbiamo lavorato in silenzio e l’abbiamo fatto in tanti, mettendo insieme le forze e il coraggio. Oggi raccogliamo i frutti di quegli sforzi mentre abbiamo già attivato tutti i nuovi strumenti di agevolazione della programmazione 2021-2027».

«Quella stessa manovra del ciclo 2014-2020 – ha aggiunto l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci – ha generato incrementi occupazionali per più di 41mila unità. Anche per questo continua il trend di crescita certificato dall’Istat. Negli strumenti del ciclo 2021-2027 la nostra attenzione è concentrata principalmente sulla spinta all’innovazione. Ci conforta rilevare il positivo riscontro alle nostre politiche di sostegno agli investimenti da parte delle imprese, che sono sempre più orientate alle sfide della transizione digitale e di quella energetica».

Il trend di crescita dell’occupazione pugliese nel primo trimestre del 2024 continua sia a livello tendenziale che congiunturale. Sono 17mila gli occupati in più da gennaio a marzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini assoluti, nell’arco di un anno, si passa da 1,271 lavoratori nei primi tre mesi del 2023 a 1,288 milioni dell’analogo periodo del 2024.

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