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La commissione europea storce il naso sulla riforma fiscale. In particolare, Bruxelles punta il dito contro il concordato preventivo che “merita un attento monitoraggio”. L’esecutivo europeo rimane scettico sulla temporanea riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori e ricorda la perenne assenza di revisione delle rendite catastali. È quanto riportano le raccomandazioni specifiche per paese relative all’Italia, pubblicate dalla Commissione Europea all’interno del pacchetto primaverile del semestre europeo. Attualmente, le entrate fiscali dell’Italia in rapporto al PIL sono relativamente alte rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea, con un significativo contributo proveniente dalla tassazione sul lavoro.

Tagli al cuneo fiscale da confermare

I tagli al cuneo fiscale sul lavoro, sebbene approvati fino al 2024 e finanziati tramite disposizioni temporanee, “hanno una portata piuttosto limitata”. Inoltre, l’estensione dei regimi fiscali ad aliquota forfettaria, anche per i lavoratori autonomi, peggiora l’equità orizzontale e l’efficienza del sistema fiscale riducendo la redistribuzione, indicano da Bruxelles, favorendo specifiche categorie di contribuenti e disincentivando la crescita delle imprese.

Scetticismo sulle disposizioni della riforma fiscale

Ok alle dichiarazioni Iva precompilate in attuazione del Pnrr. Tuttavia, altre misure recenti “rischiano di produrre effetti negativi sulla conformità fiscale”: il termine di 5 anni per la riscossione delle cartelle esattoriali, la riduzione delle sanzioni per l’evasione fiscale e per i contributi previdenziali, e il rinnovo di misure simili ai condoni fiscali. E sul concordato preventivo avvertono: «Anche l’effetto sulla compliance fiscale del sistema di accordo preventivo tra il contribuente e l’amministrazione sui debiti fiscali per le piccole imprese merita un attento monitoraggio.». Bruxelles ricorda, inoltre, che non sono ancora stati forniti dettagli specifici sulla prevista semplificazione dell’Iva. Per la commissione, una riforma strutturale alla crescita del sistema fiscale richiederebbe un cambiamento neutrale dal punto di vista del bilancio spostando il carico fiscale dai fattori produttivi ad altre fonti meno dannose per la crescita economica.

L’assenza della revisione del catasto

Inoltre, l’aggiornamento dei valori catastali, che la commissione Ue ripete, sono in gran parte obsoleti e divergenti dai valori di mercato, non è stato incluso nella legge delega per la riforma fiscale, lasciando un vuoto nella revisione complessiva del sistema. Un altro problema centrale riguarda le significative perdite di entrate derivanti dalle concessioni pubbliche, comprese quelle delle spiagge. Nonostante le entrate relativamente alte dalle tasse ambientali, il sistema fiscale italiano potrebbe essere meglio orientato a supportare la transizione verde. Allineare la tassazione al livello delle emissioni di CO2 delle fonti energetiche e dei veicoli, inclusi quelli aziendali, rappresenterebbe un passo importante in questa direzione.

Procedura di infrazione e aggiustamenti da Superbonus.

È stata aperta la procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia e altri 6 paesi: Francia, Polonia, Belgio, Ungheria, Malta, Slovacchia. Secondo le previsioni di primavera 2024 della Commissione, il disavanzo pubblico sarà pari al 4,4% del PIL nel 2024, mentre il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aumentare al 138,6% entro la fine del 2024. La prevista diminuzione del disavanzo nel 2024 riflette principalmente la completa eliminazione del Superbonus e il costo di bilancio molto più basso dei crediti d’imposta per la ristrutturazione delle abitazioni (¼% del PIL da circa 3½% nel 2023), a causa dei cambiamenti legislativi che hanno portato anche alla classificazione statistica dei nuovi crediti d’imposta come “non-pagabili” (mentre i crediti d’imposta precedenti erano classificati come “pagabili”). L’aumento del rapporto debito/PIL nel 2024 riflette il forte aumento dell’aggiustamento stock-flussi dovuto all’impatto ritardato dei crediti d’imposta 2021-2023 per la ristrutturazione delle abitazioni sul flusso di cassa. Secondo le stime della Commissione, la politica fiscale dovrebbe essere restrittiva al 3,1% del PIL nel 2024.

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