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In questo articolo vedremo insieme alcuni esempi di cartelle esattoriali (scopri le ultime notizie su bonus, Adi e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Cosa sono le cartelle esattoriali?

Le cartelle esattoriali altro non sono che documenti emessi dagli enti di riscossione, che contengono i debiti maturati dal cittadino nei confronti dello Stato, del fisco o del proprio Comune di residenza.

Come riporta l’Agenzia delle Entrate: “La cartella contiene la descrizione delle somme dovute all’ente creditore, l’invito a provvedere al pagamento entro i termini definiti dalla data di notifica, le informazioni sulle modalità di pagamento (dove, come) e le istruzioni per richiedere la rateizzazione, la sospensione o proporre ricorso”.

I debiti non saldati vengono trasformati in cartelle esattoriali, lo strumento con il quale la pubblica amministrazione informa il cittadino debitore delle somme da pagare.

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Come funzionano le cartelle esattoriali?

Le cartelle esattoriali hanno titolo esecutivo: l’iscrizione a ruolo, ovvero la registrazione negli archivi degli enti preposti, consente agli enti di riscossione di agire nei confronti del debitore per riscuotere quanto dovuto.

A partire dalla notifica della cartella esattoriale, in caso di successivo mancato pagamento, gli enti preposti possono procedere anche al pignoramento dei beni del debitore.

Esempi di cartelle esattoriali

I debiti possono essere di varia natura. In una cartella esattoriale è possibile individuare uno o più di questi pagamenti non saldati:

  • imposte sui redditi (l’IRPEF);
  • IVA non versata;
  • imposte non versate da imprese e società (come l’IRAP o l’IRES);
  • imposte di registro, ipotecarie e catastali, o altre tasse per la locazione di immobili;
  • l’imposta municipale unica (l’IMU);
  • il bollo auto;
  • concessioni governative;
  • multe stradali non pagate;
  • imposte comunali o regionali non versate;
  • tasse evase;
  • contributi INPS non versati correttamente.

Di conseguenza, essendo debiti contratti verso diversi enti, le somme di denaro contenute nelle cartelle esattoriali possono essere destinate allo Stato, al Comune di residenza, alla Regione, alla Provincia o all’INPS.

Ricordiamo che all’importo iniziale possono essere aggiunte delle sanzioni per i mancati pagamenti, oppure gli interessi maturati nel tempo. Ecco perché saldare un debito prima possibile è consigliato, onde evitare di ritrovarsi a pagare somme due, tre, dieci volte superiori all’importo iniziale.

Come pagare le cartelle esattoriali?

Le cartelle esattoriali vengono notificate tramite posta ordinaria. All’interno ci sono tutte le indicazioni per il pagamento del debito e sono allegati il bollettino RAV e il modulo PagoPA precompilati, con la scadenza effettiva del pagamento.

Il pagamento può essere effettuato:

  • tramite il servizio “Paga-on line” disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione;
  • tramite i canali telematici delle banche, delle Poste Italiane e di tutti gli altri Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) aderenti a pagoPA;
  • presso banche, Poste e tabaccai;
  • presso gli sportelli dell’Agenzia della Riscossione.

Nel caso in cui ti trovassi all’estero, è possibile pagare una cartella esattoriale tramite il Modulo PagoPA, se la banca è collegata, o con bonifico all’Agente di Riscossione.

Cos’è il ravvedimento operoso?

Pagare una cartella esattoriale in modo agevolato è possibile richiedendo il ravvedimento operoso, ma questa modalità non è accessibile se il contribuente è già stato avvisato di una violazione, tramite notifica e avvisi di accertamento.

Tramite il ravvedimento operoso è possibile provvedere autonomamente al saldo dei debiti, nel caso in cui ci si accorgesse di errori o mancati pagamenti, evitando un salasso di sanzioni.

Esempi di cartelle esattoriali
Esempi di cartelle esattoriali: in foto una coppia di giovani afflitti dai debiti.

Faq sulle cartelle esattoriali

Cosa succede se non pago una cartella esattoriale?

Il destinatario della cartella esattoriale ha 60 giorni di tempo per pagare. In teoria, già dal sessantunesimo giorno l’esattore potrebbe avviare le azioni esecutive. Ma ciò non avviene quasi mai. Il più delle volte, trascorrono mesi, a volte anni. Così, ben è possibile che, nel frattempo, i debiti cadano in prescrizione. Il pignoramento deve avvenire entro massimo un anno dalla notifica della cartella.

Quali sono i termini di prescrizione di una cartella esattoriale?

Se alcune sentenze – anche della stessa Cassazione – hanno stabilito che il termine generale di prescrizione di tutte le cartelle esattoriali è di 5 anni, la tesi maggioritaria assegna a ciascuna cartella un termine diverso a seconda del tipo di somma riscossa.

In particolare:

  • cartelle IRPEF, IVA, IRES, IRAP, canone Rai, imposta di bollo, imposta di registro, imposta ipotecaria, contributi per camera commercio: 10 anni di prescrizione;
  • cartelle per multe stradali, sanzioni amministrative, contributi previdenziali Inps, contributi assistenziali Inail, Imu, Tasi, Tari, Tosap: 5 anni;
  • cartelle per bollo auto: 3 anni.

Come non pagare una cartella esattoriale?

Per non pagare la cartella esattoriale bisogna fare ricorso entro 60 giorni dalla notifica sollevando eventuali vizi di merito o di notifica. Leggi anche il nostro approfondimento su come difendersi da Agenzia Entrate Riscossione.

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