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Inizialmente guidata da preoccupazioni legate alla sovranità e all’autonomia – in particolare nel campo dell’accesso allo spazio – la politica spaziale europea è gradualmente diventata sempre più orientata all’economia. In effetti, questo approccio ha avuto molto successo nel dare alla base industriale europea i mezzi per espandersi e garantire la disponibilità di capacità spaziali per le esigenze istituzionali o governative nazionali, condividendo al tempo stesso a livello europeo l’onere dei costi fissi legati allo sviluppo delle tecnologie spaziali e sfruttamento delle infrastrutture spaziali con clienti commerciali.

Formalmente istituito nel 2004 con l’adozione di una risoluzione congiunta tra l’ESA e l’Unione Europea, il Consiglio Spaziale Europeo dovrebbe agire come un forum di alto livello in cui i ministri responsabili delle attività spaziali degli stati membri dell’ESA e dell’UE possono incontrarsi per discutere e coordinare le politiche spaziali europee. Ma quanto ad operatività, siamo lontano dagli obiettivi iniziali.

La Commissione europea

La Commissione europea ha pubblicato in aprile il percorso di transizione per l’ecosistema aerospaziale, una tabella di marcia dinamica mirata al sostegno della transizione verde e digitale dell’ecosistema aerospaziale. Il percorso rappresenta il risultato di un processo collaborativo che ha coinvolto un’ampia gamma di parti interessate provenienti dall’industria, dagli Stati membri dell’UE, da istituti di ricerca, dal mondo accademico e dalla società civile.

Nello specifico, sono state individuate 53 azioni prioritarie, ovvero azioni a breve termine e avviate immediatamente, a medio termine (da avviare entro il 2030) o a lungo termine (da avviare entro il 2040). Lo scopo è affrontare questioni come la competitività sostenibile, una solida regolamentazione, la realizzazione di infrastrutture moderne, lo sviluppo di competenze e il finanziamento degli investimenti.

Il progetto Ariane

Il progetto spaziale Ariane è stata un’incredibile e straordinaria iniziativa europea che mirava a posizionare con precisione satelliti in orbita attorno alla Terra. Questo ambizioso programma, gestito dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e sviluppato principalmente da Arianespace, è uno dei sistemi di lancio più affidabili e utilizzati al mondo. Dal 1979 il programma Ariane ha visto un’impressionante e notevole progressione attraverso diverse generazioni di razzi e innovazioni ingegneristiche che hanno permesso di trasportare carichi sempre più pesanti con una precisione sbalorditiva. I lanci avvengono nello spaziodromo di Kourou, nella Guiana Francese: la sua vicinanza all’equatore permette di sfruttare al massimo la velocità di rotazione della Terra, rendendo i lanci più efficienti ed economici.

Si avvicina il debutto del nuovo razzo europeo Ariane 6: il lancio inaugurale è previsto per il 9 luglio fra le 20 e le 23 ora italiana. Alto fino a 62 metri, è più potente e versatile delle generazioni precedenti. Ariane 6 è stato sviluppato con il contributo di 13 paesi europei. Dal punto di vista industriale, l’Italia ha fornito in particolare i motori P120 C, che sono utilizzati anche per il lanciatore leggero Vega C. “Arianespace ha già ordini per 30 lanci e … non abbiamo ancora volato! dice Pier Domenico Resta, responsabile di Ingegneria del Sistema di Lancio Ariane 6 dell’ESA. Il maggior cliente privato al momento è Amazon, che ha prenotato 18 lanci per la sua nuova costellazione satellitare Kuiper, che fornirà connessioni a internet e farà concorrenza a Starlink.

Il successo di Ariane

In sintesi, il programma Ariane non è solo un trionfo tecnologico e ingegneristico, ma rappresenta anche un simbolo della collaborazione europea e dell’impegno verso l’esplorazione spaziale. Ogni lancio è un evento spettacolare che cattura l’immaginazione di milioni di persone in tutto il mondo, mostrando quanto possa essere grandiosa la nostra capacità di spingere i confini della conoscenza e della tecnologia.  Perseguire ulteriormente questo gioco vincente conquistando una quota considerevole di mercati accessibili è diventato una componente integrale della politica spaziale europea. Al di là dell’eccellenza tecnica, altri fattori hanno contribuito, in particolare la combinazione della “only shuttle policy” americana e il disastro del Challenger all’epoca del boom dello spazio. La situazione attuale è molto diversa e per molti aspetti più competitiva e stimolante. La questione chiave per i politici europei è quindi quella di fissare obiettivi in ​​base a ciò che sarebbe auspicabile in termini di capacità spaziali e allo stesso tempo realizzabile sui mercati commerciali.

Le prospettive commerciali

L’Europa è unica nel fornire un esempio così equilibrato di prospettive commerciali e definizione degli obiettivi di politica spaziale. Oggi però c’è una crescente consapevolezza della necessità di rivisitare la “via europea” per affrontare meglio il cambiamento negli equilibri di potere e nelle relazioni geopolitiche, non solo per l’emergere di nuove sfide nel settore dello spazio commerciale, ma per via dei temi della sicurezza e della difesa.

Il Consiglio spaziale europeo

La futura posizione dell’Europa nello spazio dipenderà fortemente dalla sua capacità di conciliare il proprio approccio con una visione strategica che definisca ambizioni chiare, un’attuazione coerente a tutti i livelli e di decidere di conseguenza sull’allocazione delle risorse. L’istituzione di un Consiglio spaziale europeo, in grado di definire tale visione al più alto livello politico e di concordare principi decisivi con un impatto di vasta portata e a lungo termine sarebbe certamente opportuna per aprire la strada all’Europa nello spazio.

In questo contesto diventa attuale la proposta della commissaria Bieńkowska di implementare il Consiglio spaziale europeo, “collegato direttamente al Consiglio europeo o al suo presidente, che riunirebbe tutti i decisori e gli attori nel settore spaziale e consiglierebbe direttamente i nostri capi di Stato e di governo ”. Tuttavia, è ben noto che l’attuazione e l’applicazione di tale raccomandazione comporta molti ostacoli importanti per una serie di ragioni, tra cui la riluttanza degli Stati membri ad accordarsi su qualsiasi ulteriore trasferimento di sovranità verso le istituzioni europee, la necessità di rivisitare il concetto di competenza condivisa per quanto riguarda gli affari spaziali, l’adozione di un’agenda formale che comprenda alcune politiche di sicurezza e di difesa che sollevano preoccupazioni o l’adeguato coinvolgimento dell’ESA in questo quadro.

 

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