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«Al telefono finti carabinieri» La Nuova Sardegna #finsubito richiedi mutuo fino 100%

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Olbia La truffa corre sul filo del telefono: «Vostro figlio è rimasto coinvolto in un incidente stradale e ora dovete pagare per liberarlo dai guai». Non è vero ed è una truffa, appunto, ma sono sempre più le persone che cadono nella rete di una banda senza scrupoli.

Negli ultimi mesi in città le truffe sono aumentate vertiginosamente e le vittime anziani sono sempre persone anziane, spesso ultra ottuagenari, che in casa custodiscono i risparmi di una vita e i cimeli di famiglia.

Un caso su tutti: nel giro di mezza giornata a Sa minda noa, le truffe di questo genere sono state cinque, abbastanza per lanciare l’allarme e far sprofondare il quartiere nel terrore. Così, ad esempio, un tranquillo pomeriggio è diventato un incubo per una coppia di anziani residenti proprio a Sa minda noa, vittime di un tentativo di truffa orchestrato da una banda di malviventi provenienti dal sud Italia. I due coniugi hanno raccontato la tentata truffa iniziata con una semplice telefonata.

«Dall’altro capo del filo – racconta la donna – un uomo che si è spacciato per maresciallo dei carabinieri di Olbia e ci ha informato che uno dei nostri figli era stato coinvolto in un incidente e si trovava in gravi condizioni in ospedale. Preoccupato, mio marito si è precipitato al pronto soccorso dell’ospedale lasciandomi sola al telefono con il presunto maresciallo che in questo modo ha tenuto occupata la linea telefonica».

La donna prosegue il racconto, ancora visibilmente turbata: «Quell’uomo mi ha detto che dal momento che mi trovavo da sola bisognava subito pagare una grossa somma di denaro per liberare mio figlio da eventuali cavilli giudiziari».

La cifra richiesta dal “maresciallo” era 8.400 euro e, preoccupata, l’anziana ha riferito al telefono di possedere solo 4.000 euro in contanti e alcuni oggetti d’oro. I malintenzionati, sapendo di tenere ormai la donna in pugno, l’hanno rassicurata promettendo che tutto le sarebbe stato restituito.

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«Signora, dobbiamo entrare a casa sua per fotografare il denaro e i gioielli per vedere e valutare con i nostri occhi se la somma è sufficiente per pagare la cauzione», le hanno detto affondando il colpo. Nel frattempo, il marito della povera donna era impegnato al telefono con un altro membro della banda di malviventi che lo guidava da una parte all’altra della città: prima al pronto soccorso dell’ospedale, poi alla caserma dei carabinieri di via D’Annunzio e poi a quella di via degli Astronauti, per tenerlo a lungo lontano da casa.

Nella confusione generale alla fine è arrivata la svolta: la donna rimasta in casa ha trovato un momento di lucidità e ha contattato un altro figlio per informarlo della situazione. Nel frattempo, dalla porta di servizio dell’abitazione, avvisata dai genitori, è arrivata anche la nipote della coppia con il suo fidanzato.

«Loro, i malviventi, erano appostati davanti all’entrata principale della casa e non ci hanno visto arrivare – racconta la nipote – quindi erano convinti che nonna fosse ancora sola. Appena sono entrata, ho preso subito il telefono e ho parlato con i presunti carabinieri che, non aspettandosi di sentire una nuova voce al telefono, mi hanno aggredito e intimato di andare in caserma».

Insomma, il piano dei malviventi stava fallendo perché la nipote si è accorta subito che in realtà altro non era che una truffa. L’epilogo con l’intervento dei carabinieri – quelli veri, questa volta – che, avvisati dal figlio, sono arrivati subito nell’abitazione ma non sono riusciti a identificare i truffatori che nel frattempo si erano dileguati a mani vuote. Allarme rientrato i due vecchietti si sono potuti riabbracciare e tirare un sospiro di sollievo.

«La fortuna ha voluto che mio marito avesse lasciato un cellulare a casa e quindi ho potuto avvisare gli altri miei figli – ha raccontato lei –. È successo tutto in neanche un’ora. Ora ho paura e non riesco neanche più a dormire».

© RIPRODUZIONE RISERVATA



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