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Startup innovative, 63,519 mila nuovi posti di lavoro creati fra il 2012 e il 2023, anno in cui hanno generato oltre 12,8 mld euro di fatturato #finsubito prestito immediato

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Un settore in crescita, con potenzialità non ancora espresse a pieno che beneficerebbe di un accesso maggior ai finanziamenti, che non sono ancora sufficienti. E ciò nonostante, le imprese del comparto producono fatturato e generano posti di lavoro.

E’ questa la fotografia del settore delle startup innovative in Italia, che emerge dalla sintesi di tre studi (si veda qui il comunicato stampa) che ne hanno esplorato diverse angolazioni: “L’impatto occupazionale delle startup innovative italiane tra il 2012 e il 2023”, curato dai centri studi di Assolombarda, Unione Industriali di Torino e Confindustria Genova; il rapporto “Identikit delle Startup Italiane 2024”, condotto da InnovUp, associazione che riunisce e rappresenta l’ecosistema italiano dell’imprenditorialità innovativa; e infine lo studio annuale sul mercato dei Servizi Professionali di Open Innovation realizzato da Fondazione Ricerca e Imprenditorialità (R&I) in collaborazione con SRM (Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo).

Ciò che risulta immediatamente evidente scorrendo i dati, è che le startup innovative sono una forza propulsiva per l’occupazione. Dal  2012 al 2023, infatti, queste imprese hanno generato 63,519 mila nuovi posti di lavoro, pari al 7,3% dell’incremento occupazionale nazionale nello stesso periodo, spiega il primo dei tre studi evidenziando come a partire dal 2017 la crescita si sia stabilizzata ad un livello compreso fra il 20% e il 30% annuo.

Dal punto di vista dei risultati aziendali, le startup ed ex startup innovative italiane hanno generato un fatturato totale di 11,7 miliardi di euro nel 2022, che sale a 12,8 miliardi aggiornando i bilanci disponibili al 2023, con un valore aggiunto prodotto di 3 miliardi nel 2023 (rispetto a 2,4 miliardi nel 2022). Il tutto è concentrato principalmente in Lombardia, Liguria e Piemonte in testa, che ospitano il 43,4% del totale nazionale delle startup dando lavoro a 25237 persone.

“La rilevanza del settore, documentata dai dati e dai trend illustrati…impone a tutti noi di continuare a lavorare per favorire lo sviluppo delle start-up, quale motore per la crescita e la sostenibilità del nostro Paese nel medio-lungo periodo. Come recentemente sottolineato da Draghi nel suo report sulla competitività europea, nel quale ha messo al centro l’innovazione quale leva fondamentale per recuperare il gap di crescita e produttività con US e Cina, solo attraverso significativi investimenti in questo settore potremo ambire ad un ruolo di leadership nel futuro” ha dichiarato il vicepresidente di Assolombarda con delega alle startup, Federico Chiarini. Se già oggi, con solo lo 0,06% del PIL investito in Venture Capital (7,4 miliardi dal 2012), le nostre startup e PMI innovative hanno creato 210.000 posti di lavoro e 23,1 miliardi di fatturato, i risultati potrebbero più che raddoppiare se raggiungessimo la media europea di investimenti in questa asset class (0,25%-0,30% del PIL). Per farlo, però, è fondamentale che i nostri ampi risparmi privati – oltre 5mila miliardi – siano investiti nell’economia reale del Paese e che questo sia accompagnato da politiche ambiziose per il settore”.

“Il settore delle startup innovative rappresenta oggi un fattore di crescita fondamentale per il futuro del Paese: nel dinamismo e nella capacità di visione di questa nuova imprenditoria risiede l’energia vitale in grado di muovere il motore di quella trasformazione creativa di cui avvertiamo tutti il bisogno” ha detto Barbara Graffino, presidente dei Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Torino. “In essa risiedono le capacità per aumentare la nostra competitività, generare nuovi posti di lavoro di qualità e promuovere uno sviluppo sostenibile. Ma per far sì che tale potenziale si realizzi pienamente, è necessario alimentare un ecosistema che sostenga e valorizzi gli attori del cambiamento, in particolare, investendo nell’educazione all’imprenditorialità e fornendo alle nuove generazioni gli strumenti e le opportunità per dare vita alle proprie idee e contribuire alla costruzione dell’Italia di domani”.

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“Genova e la Liguria si confermano protagoniste nell’ecosistema dell’innovazione italiano. I dati presentati oggi dimostrano come le startup della nostra regione siano un motore cruciale per la creazione di occupazione e lo sviluppo economico, generando valore e nuove opportunità per i giovani talenti” ha aggiunto Vittoria Gozzi, vicepresidente di Confindustria Genova con delega a Start Up e Formazione. “Confindustria Genova continuerà a sostenere iniziative che facilitino l’accesso a risorse e competenze per le nostre imprese innovative, con l’obiettivo di rendere Genova un polo di riferimento nazionale ed europeo per l’innovazione e la formazione imprenditoriale. Crediamo fermamente che investire in formazione e nella cultura dell’innovazione sia la chiave per garantire un futuro di crescita sostenibile e competitivo”.

Nonostante i risultati raggiunti finora, le risorse ottenute dalle startup appaiono ancora insufficienti rispetto al potenziale di crescita in termini di fatturato e posti di lavoro che queste imprese possono generare: tra giugno e settembre 2024, infatti, il 40% delle startup italiane ha ottenuto finanziamenti compresi tra 100mila euro e un milione, mentre il 10% ha superato il milione. Valori che, suggerisce “Identikit delle Startup Italiane 2024, non solo non sono sufficienti ma soprattutto sono un peccato a fronte dei risultati che le startup hanno comunque ottenuto nonostante le difficoltà incontrate. Questi potrebbero essere maggiori, suggerisce lo studio, evidenziando come, nell’ultimo anno, il 50% delle startup abbia registrato un aumento del fatturato superiore al 25%, mentre il 62% ha incrementato la propria forza lavoro di oltre il 25%.

“La nostra analisi evidenzia l’importanza del settore per il futuro del Paese. Futuro a cui guarda con positività il 70% delle startup intervistate, che si dichiarano soddisfatte del proprio percorso di crescita, un dato incoraggiante che offre prospettive positive per lo sviluppo del settore” ha spiegato Cristina Angelillo, presidente di InnovUp. “Tuttavia, restano fondamentali politiche mirate a facilitare l’accesso ai finanziamenti e a introdurre agevolazioni fiscali sugli investimenti. Allo stesso modo, è cruciale supportare la ricerca e sviluppo, oltre alle nuove assunzioni, per dare slancio agli innovatori del nostro Paese. In questo contesto, ribadiamo l’importanza di mantenere un dialogo costruttivo con il Governo, a partire dal miglioramento, in fase di conversione, delle misure dedicate alle startup contenute nel cosiddetto DDL Concorrenza e attraverso il completamento del cosiddetto Startup Act 2.0 nei prossimi veicoli normativi, al fine di assicurare al settore innovativo un ruolo sempre più centrale all’interno dell’economia italiana”.

Ma quanto vale il settore e quali sono le prospettive? Attorno ai 3 miliardi di euro sostiene lo studio annuale sul mercato dei Servizi Professionali di Open Innovation, che in merito alle prospettive prevede che il comparto manterrà un tasso di crescita annuo del 2%, nonostante le tensioni geopolitiche e il rallentamento dell’economia globale.

“L’ultima edizione dello studio condotto dalla Fondazione R&I, insieme a SRM- Centro Studi e Ricerche, pone l’accento sul valore delle transazioni e dei servizi messi a disposizione dell’Open Innovation e del Technology Transfer dai diversi operatori economici nell’ecosistema nazionale. Lo studio, infatti, mette in evidenza non solo le dimensioni quantitative, ma anche le caratteristiche peculiari che fanno dell’Open Innovation e del Technology Transfer un mercato di elevato valore assoluto, ma ancora poco aperto e selettivo” ha concluso Antonio Perfetti, consigliere delegato Fondazione R&I. “Inoltre, il fatto che la probabilità di vita delle startup italiane è del 60% alla fine del periodo quinquennale, un dato superiore a quella delle altre imprese censite dall’Istat che è invece del 46% nello stesso arco temporale fin dalla loro nascita, ne dimostra la vitalità e le caratteristiche propulsive nell’economia nazionale, ma anche la necessità di interventi mirati a sostenerle ancor più in termini qualitativi nel periodo di transizione verso lo scaleup”.



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