Brescia e il lavoro in «rosa»: occupate tre donne su cinque #finsubito prestito immediato

I numeri

L’incidenza nel campo dell’im- prenditoria è superiore al 20%, con una risalita registrata nel 2024

Donne e lavoro: una risorsa sottovalutata, in molti casi addirittura svalutata. A Brescia le donne non se la passano male, ma non benissimo. Nella nostra provincia, secondo i dati Istat rielaborati da Confindustria Brescia sul 2023, l’occupazione femminile è salita al 59,2% dal 58,3%, meglio del 50,5% nazionale, ma peggio del 62,2% europeo: «Il mondo del lavoro deve aprirsi sempre di più alla presenza femminile, necessaria affinché il nostro territorio resti competitivo e possa svilupparsi in armonia con la crescita della società» sottolinea il presidente della Camera di Commercio di Brescia Roberto Saccone.

La crescita delle imprese

La spinta che viene dalle imprese a trazione femminile non è più trascurabile: «L’incidenza delle imprese rosa sul totale della base imprenditoriale bresciana è superiore al 20%. Dopo una crescita nel biennio 2021-2022, il 2023 ha chiuso con una leggera flessione dello 0,7%, ma i primi sei mesi del 2024 mostrano una ripresa per l’imprenditoria femminile in provincia e la vocazione all’imprenditorialità del nostro territorio deve fare leva sulle donne, anche per sopperire alla mancanza di manodopera e al progressivo invecchiamento della popolazione attiva».

I dati mostrano che nei paesi in cui l’occupazione femminile ha tassi superiori alla media, l’economia ne beneficia e pure i tassi di natalità, che oggi devono essere la priorità di governo. A Brescia, specifica ancora Saccone, sono 23.548 le imprese femminili, l’1% in più della media regionale, ma l’1 e mezzo percento in meno di quella nazionale.

Un osservatorio privilegiato sul territorio è la rete provinciale dei centri per l’impiego, oggi al centro di un complesso progetto di revisione generale attuato grazie ai contributi di Regione Lombardia che nei prossimi anni porteranno Brescia al top: «Nel primo trimestre di quest’anno gli avviamenti relativi al mondo femminile sono stati 23.594, in leggerissimo aumento rispetto al 2023; sono cresciuti di poco anche per i maschi, passando a 33.236 – ha riportato Barbara Lodi Rizzini, coordinatrice dei centri –. Sono sostanzialmente invariate anche le cessazioni per entrambi i generi». I dati, ha specificato Rizzini, vanno letti nel contesto di un periodo non certo roseo per l’economia, in cui addirittura «le aziende non passano dalla cassa integrazione, ma dal licenziamento collettivo».

Ma se alcune aziende giocano sporco, ce ne sono altre che si distinguono per grande sensibilità: «Sono tante le imprese che hanno ottenuto o si stanno attrezzando per ottenere la certificazione della parità di genere e Brescia è in testa – ha spiegato l’assessore regionale al lavoro Simona Tironi -: Regione ha appena approvato Lombardia per le donne, una misura nuova su cui abbiamo allocato 5milioni di euro, che spero si possano rifinanziare per reinserire nel mondo del lavoro le donne che non riescono a conciliare la vita famigliare con quella professionale». Regione, in sintesi, pagherà per il primo anno 400 euro al mese per assumere un care giver o una baby sitter con regolare contratto così da permettere alle madri di dedicarsi anche alla propria carriera lavorativa e restare attive anche nel tempo.

Investimenti che possono trainare

«Investire sulla parità di genere e sulla piena occupazione femminile significa trainare la crescita economica del paese, facilitando l’accesso al lavoro attraverso servizi di cura e welfare aziendale, in un’ottica di sostenibilità integrata», ha concluso Rosangela Donzelli, consigliere provinciale di Confcooperative.