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Se trovaste per strada un pacco di soldi vi chinereste a raccoglierli anche se vi costasse un po’ di fatica? Ebbene, ci sono in media 33 mila euro per ogni impresa italiana che attendono solo qualcuno si faccia avanti e li richieda. Sono i contributi, una buona parte a fondo perduto, che l’Italia e le istituzioni europee mettono a disposizione delle aziende e ammontano complessivamente a 55,2 miliardi di euro. Insomma, un bel pacco di soldi che gioverebbe, se utilizzati bene, a bilanci, investimenti e pagamenti. Non sono soldi facili, purtroppo, ma soltanto perché sono troppi. Un mare magnum di provvedimenti, norme, istituzioni in cui è difficile navigare, ovvero, informarsi, richiederli e ottenerli.

Golden Group, un player indipendente in Italia nel settore della finanza agevolata, e SDA Bocconi School of Management, ha esaminato 2.500 bandi per mettere punto un osservatorio che analizza il perimetro, le caratteristiche e i potenziali impatti della finanza agevolata, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. I dati mostrano una chiara distribuzione delle tipologie di finanziamento, con il 28,6% dei bandi destinati a finanziamenti a fondo perduto e il 37,6% al credito d’imposta. L’analisi ha anche evidenziato le principali finalità dei bandi, distinguendo tra il supporto in situazioni di emergenza e il sostegno alla crescita a medio-lungo termine. Tra i bandi emergenziali, un dato significativo è che il 61% è dedicato a mitigare gli effetti della guerra in Ucraina. Per quanto riguarda il sostegno alla crescita a medio-lungo termine, l’Osservatorio ha individuato tre driver principali: la sostenibilità e i temi Esg che rappresentano il 36,8% dei bandi; la transizione digitale, che copre il 33,5%; e l’innovazione, che costituisce il 31,5%. In sintesi, gli obiettivi dei contributi vanno dall’ affrontare le crisi geopolitiche contemporanee alle priorità strategiche per lo sviluppo delle imprese italiane, come gli investimenti in tecnologie sostenibili, digitalizzazione e innovazione per garantire la competitività a lungo termine.

«Siamo all’inizio di un percorso di analisi che ha già dato interessanti evidenze», ha dichiarato Gianluca Meloni, direttore dell’Osservatorio di SDA Bocconi. «Molto interessanti anche gli insegnamenti emersi dall’analisi dei primi casi aziendali: la finanza agevolata, se ben condotta e gestita, può essere anche un meccanismo di gestione dei progetti di investimento e non semplicemente una forma di finanziamento». Mentre Fabio Leoni, ceo di Golden Group ha dichiarato: «I risultati del primo Osservatorio sulla Finanza Agevolata confermano l’importanza cruciale di strumenti di finanziamento come il fondo perduto e il credito d’imposta per il tessuto economico italiano. L’eterogeneità della distribuzione geografica e la varietà delle tipologie di finanziamento mostrano come queste risorse siano vitali per supportare le imprese non solo in situazioni di crisi, ma anche nei loro percorsi di crescita e sviluppo sostenibile».

Dalla ricerca emerge, dunque, e non c’era da dubitarne, che la finanza agevolata rappresenta uno strumento fondamentale per le imprese italiane, che offre accesso a risorse economiche a costi accessibili e sostenibili, oltre a benefici extra economici come quelli sociali e ambientali. Ma sarebbe meglio usare il condizionale e dire “offrirebbe” perché l’osservatorio non ha nemmeno provato a mettere in fila i vari contributi disponibili. Sono tanti, sono erogati da tutte le istituzioni, dall’Unione europee fino alle Regioni, e, soprattutto, sono un patrimonio di conoscere da difendere e da sfruttare economicamente. Per questo nel settore non si contano i professionisti, le società, le associazioni di categorie che si offrono come guida nella giungla dei contributi agevolati. È complicato dare indicazioni o farne un elenco, ma Economy vuole provarci lo stesso per almeno 55 miliardi di motivi. E vogliamo cominciare proprio dal mitico Piano nazionale di ripresa e resilienza che dopo la rimodulazione voluta dal Governo e accolta dalla Commissione Europea, prevede 11,2 miliardi di euro, di cui circa 2,7 miliardi di contributo aggiuntivo di provenienza comunitaria, e incrementa il peso della componente legata agli obiettivi green rispetto alla dotazione totale del Piano. Tra le principali novità della “settima missione” del Pnrr (con impatti anche su alcuni investimenti delle prime sei) rientrano: il potenziamento dei crediti d’imposta di Transizione 5.0 con un focus sugli obiettivi di sostenibilità, il supporto alle Pmi per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, il sostegno al sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e la resilienza delle filiere strategiche. Grazie al REPowerEU e alle revisioni del Piano, sale il numero di misure rivolte direttamente alle imprese per un controvalore di 12 miliardi. Notizia che assume ancora più importanza a fronte della recente modifica del regolamento “de minimis”, che dal 2024 aumenta da 200 mila a 300 mila euro il massimale degli aiuti di Stato rientranti in tale regime ricevibili dai beneficiari nell’arco di tre anni. Il combinato disposto di questi due interventi si traduce evidentemente in un incremento del numero e del valore delle agevolazioni fruibili dalle imprese. Il Fondo di garanzia di Mediocredito Centrale conferma il tetto di 5 milioni per l’importo massimo garantito, ampliando la platea dei beneficiari (pur escludendo le imprese nella fascia 5 del merito di credito, associate a livelli di rischio più elevati) e definendo nuove percentuali di copertura: 55% per le imprese in fascia 1-2 e 60% per quelle in fascia 3-4 con riferimento alle operazioni diverse da quelle di investimento, mentre resta all’80% per queste ultime e per le startup (Pmi costituite o attive da non oltre tre anni), oltre che per le operazioni di importo ridotto (fino a 40 mila euro), per il microcredito (fino a 50 mila) e per le operazioni dei Confidi in controgaranzia (fino a 80 mila). Copertura al 50%, invece, per le operazioni in capitale di rischio delle imprese beneficiarie. Ammesse anche le small mid cap (aziende non Pmi con dipendenti sotto le 500 unità), a cui il Fondo riserva il 15% della propria dotazione, con copertura al 40% per gli investimenti / le startup e al 30% per la liquidità.

La Legge di Bilancio 2024 consente a Sace di rilasciare fino alla fine del 2029, la garanzia Archimede per supportare gli investimenti in infrastrutture, nei servizi pubblici locali e nell’innovazione industriale, tecnologica e digitale delle imprese. Sono inclusi gli investimenti nell’industria e in infrastrutture a carattere sociale, nonché a sostegno dei processi di transizione sostenibile e dell’economia circolare come, ad esempio, la mobilità sostenibile, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti. Archimede si rivolge ai progetti delle aziende Mid e Large con un plafond di 60 miliardi di euro. Le garanzie possono avere una durata massima di 25 anni, una percentuale di copertura massima del 70% e comprenderanno finanziamenti in qualunque forma, sia per cassa che per firma nonché portafogli di finanziamenti. Oltre ad Archimede Sace offre Garanzia Green e la Garanzia Futuro, per supportare la crescita delle imprese italiane in Italia e sui mercati globali. La garanzia è a copertura di finanziamenti a medio/lungo termine, da parte degli istituti di credito convenzionati, destinati alle Pmi italiane. Con il Contratto di Sviluppo, invece, Invitalia sostiene gli investimenti di grandi dimensioni nel settore industriale, agro-industriale, turistico e di tutela ambientale. L’investimento minimo richiesto è di 20 milioni di euro, che si riduce a 7,5 milioni di euro per i progetti di trasformazione di prodotti agricoli e per i progetti turistici localizzati nelle aree interne del Paese o che prevedano il recupero di strutture dismesse. Se non bastasse la confusione, i contributi vengono erogati anche a livello regionale. Per esempio, solo il Mezzogiorno beneficia di 473 milioni per progetti di innovazione che riguardino tecnologie avanzate, mentre sulla scia delle iniziative pilota di emissioni di basket bond in Campania, Puglia e Lombardia, sono in rampa di lancio programmi simili nel Lazio, in Emilia-Romagna e in Basilicata.

di Franco Oppedisano

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