Corruzione e turbativa d’asta, in carcere il presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri #finsubito richiedi mutuo fino 100% #finsubito richiedi mutuo fino 100%

Un’inchiesta che da Capaccio Paestum propaga i suoi effetti fino a Salerno, dando uno scossone al vertice della Provincia. Il presidente, Franco Alfieri, che è anche sindaco di Capaccio, è in carcere. La misura cautelare è scattata per lui e altre cinque persone, queste ultime, tutte agli arresti domiciliari. Turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari a doveri di ufficio, i reati contestati nell’indagine di Procura e Guardia di Finanza. Sequestrati 543mila euro. Ai domiciliari, Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, procuratore speciale e rappresentante legale di una ditta, la DERVIT spa; la sorella di Franco Alfieri, Elvira, rappresentante legale di un’altra azienda, la Alfieri Impianti srl, Andrea Campanile, un membro dello staff del sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune.

Secondo l’accusa, la collusione pubblico-privato, si sarebbe concretizzata nell’ottenimento in favore della DERVIT, dei lavori al sistema di illuminazione comunale. Al punto che i dettagli degli interventi di adeguamento ed efficientamento energetico dei lampioni, furono messi nero su bianco, ancor prima della gara. Il funzionario comunale Greco si sarebbe adoperato per far partecipare alla procedura negoziata, imprese compiacenti o non in possesso dei requisiti per vincere, spianando così la strada alla DERVIT. In un caso, Greco avrebbe anche offerto un incarico a un professionista esterno per firmare atti redatti dalla DERVIT in cambio di una cifra di 70mila euro, mai effettivamente pagata.

Non ci sarebbe stata tuttavia una mazzetta o una tangente. Nella ricostruzione dei pm, il corrispettivo consisterebbe nel sub-appalto e sub-affidamento di alcuni lavori vinti dalla DERVIT a Battipaglia, in altra gara, all’impresa ALFIERI IMPIANTI, di cui Elvira Alfieri è rappresentante legale ma che per gli inquirenti, di fatto, sarebbe riconducibile alla fascia tricolore, suo fratello Franco.

La DERVIT peraltro era già incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione comunale. Un contratto di concessione che per qualsiasi intervento, anche innovativo, prevedeva che fosse eseguito con un ribasso del 33%. Invece l’aggiudicazione è avvenuta con ribassi inferiori, pari a circa il 17% nella prima e il 5% nella seconda gara, rispetto al prezzo fissato come base d’asta. In merito al secondo appalto, l’aggiudicazione alla DERVIT sarebbe stata effettuata violando il principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche, previsto dal nuovo codice degli appalti. 

Inoltre, il Comune avrebbe dichiarato falsamente alla Regione Campania che la gestione dell’impianto di illuminazione era “in house”, quando in realtà era affidata a un’associazione temporanea di imprese (ATI), di cui faceva parte la stessa DERVIT. L’indagine ha portato anche alla scoperta di un finanziamento regionale per la seconda gara, sospeso a causa di ritardi, che ha spinto il Comune, su impulso del sindaco, a variare i pagamenti all’impresa, tramite una perizia di variante per oltre 160mila euro.

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