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“Se da un lato l’Europa dovrebbe puntare a eguagliare gli Stati Uniti in termini di innovazione, dall’altro dovremmo puntare a superare gli Stati Uniti nell’offrire opportunità di formazione e di apprendimento agli adulti, nonché buoni posti di lavoro per tutti, per tutta la durata della loro vita”.
In questo passaggio, contenuto nella “Relazione sulla competitività europea” presentata da Draghi l’11 settembre scorso, si concretizza uno dei messaggi chiave per il rilancio dell’UE. Ma cosa significa puntare sulla formazione degli adulti e quali esempi positivi è possibile seguire?
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Formazione degli adulti: in Europa servono le competenze del futuro
Secondo i dati diffusi da Eurostat nell’Educational attainment statistics 2023, 2024 il 40% degli europei ha completato il percorso di istruzione superiore, un buon risultato rispetto ad altri Paesi, ma la qualità dei programmi formativi europei e la loro capacità di indirizzare giovani e adulti verso il lavoro resta al di sotto di quelli asiatici, come riporta l’indagine internazionale OCSE PISA sui modelli di istruzione nel mondo.
La formazione europea, essenziale per colmare il divario fra domanda e offerta di lavoro, resta ancorata a programmi tradizionali e poco attenti alle sfide poste dalla digitalizzazione, ostacolando così la possibilità di ricollocare lavoratori e disoccupati, soprattutto adulti. In più, solo il 37% di questi ultimi, secondo Eurostat, partecipa a programmi di formazione e il dato non è variato, neanche in Italia. Secondo la ricerca ISTAT sulla formazione degli adulti (2022) solo un disoccupato (tra 25 e 64 anni) su cinque è impegnato nella propria riqualificazione professionale, contro la media europea, ferma a uno su tre.
Eppure, la formazione degli adulti è da anni al centro dei programmi europei.
Formare 50 milioni di lavoratori adulti in più, la chiave per il successo dell’Europa
Durante il 2023, l’Anno europeo delle competenze, l’UE ha fissato il proprio obiettivo di formare almeno il 60% degli adulti ogni anno: un obiettivo ambizioso, se pensiamo che per farlo dovrebbe coinvolgere circa 50 milioni di lavoratori in più.
Nella Relazione sulla competitività europea Draghi ha messo bene in evidenza come agire: anzitutto aumentare gli investimenti dell’UE per lo sviluppo delle competenze, attualmente fermi a 64 miliardi. Occorre poi un maggiore coinvolgimento degli Stati Membri e del mondo industriale sul tema della formazione continua ed una scelta consapevole di indirizzarla verso le professioni più richieste.
In questo quadro, uno spunto di miglioramento della formazione degli adulti viene proprio dall’Europa.
Dalla Finlandia un metodo di successo di formazione degli adulti
La Relazione sulla Competitività europea individua un modello formativo di successo nel sistema di formazione continua della Finlandia, un Paese dove ben due adulti su tre partecipano ad attività di apprendimento formale o non formale ogni anno e sviluppano anche competenze tecnologiche superiori alla media.
I soggetti formatori sono prevalentemente istituti pubblici o quasi pubblici, le parti sociali (come i sindacati) sono coinvolte nella definizione dei programmi di studio, mentre i datori di lavoro procedono al finanziamento diretto della formazione. I corsi per adulti riguardano principalmente le tecnologie della transizione digitale ed energetica, per non lasciare indietro nessuno.
Più in generale, la Finlandia ha scelto di puntare sulla formazione continua e permanente dei cittadini come parte necessaria dello sviluppo professionale delle persone.
La formazione continua delle persone, un’opportunità di inclusione sociale
L’esempio della Finlandia, citata da Draghi nella Relazione, sollecita l’Europa ad un cambio di approccio alla formazione: non più relegata ad un periodo della vita e poi a momenti occasionali, ma vista come investimento continuo e soprattutto, necessario. Un investimento mirato a comprendere l’innovazione tecnologica in atto, per permettere agli adulti di entrare o restare in un mercato del lavoro che cambia.
Un investimento che diventa, infine, un’opportunità di inclusione sociale per la quale resta essenziale il coinvolgimento attivo ed economico di tutti i soggetti che di quelle competenze trarranno vantaggio: aziende, parti sociali, Stati e gli adulti stessi, senza i quali il cambiamento tecnologico e/o formativo che sia, stenterebbe a decollare.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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