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Putin ha una grossa grana. L’Ucraina? No, le truffe online #finsubito prestito immediato

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Non sono in Ucraina i principali nemici dei cittadini russi, bensì in Russia: si tratta dei truffatori, che ormai imperversano a Mosca e dintorni, tanto che la stessa Banca centrale russa ha cominciato dal 2023 a quantificare il fenomeno. Secondo gli ultimi dati provenienti dall’istituto guidato da una delle poche figure rimaste indipendenti da Vladimir Putin, Elvira Nabiullina, nel 2023 le banche russe hanno respinto 34,8 milioni di tentativi di rubare denaro ai cittadini da parte di truffatori informatici.

Praticamente, un cittadino su 4 (compresi nonni e bambini) è stato oggetto di un tentativo di truffa tramite utilizzo dei dati bancari nell’arco di 1 anno. Se si continua così, in 4 anni tutti i russi saranno soggetti a tentativi di furto telematico di denaro. Nonostante gli interventi delle banche, come riporta un comunicato della Banca centrale russa del 13 febbraio 2024, gli aggressori sono riusciti a portare a termine con successo nel 2023 1,17 milioni di operazioni truffaldine (il 33% in più rispetto al 2022), e a rubare in un solo anno 15,8 miliardi di rubli, pari a 158 milioni di euro.

Pur essendo il tasso di successo delle truffe modesto (3,3% dei tentativi di truffa bancaria), i soldi rubati non sono pochi, se si considera che nel 2022, secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’autorità monetaria russa, il reddito pro capite medio in Russia era di 220 euro mensili, per cui una famiglia di 4 persone guadagna in media ogni mese meno di 900 euro.

Vale la pena ricordare che questo reddito medio individuale scende a 85 euro mensile a persona per il 10% più povero delle famiglie russe, mentre sale a 575 euro per il 10% dei più ricchi.

Insomma, un bel problema, e non è quindi una sorpresa, come informa il quotidiano Izvestia (filogovernativo, ma non privo di notizie sulla difficile realtà della Russia), con un articolo del 3 ottobre, a firma di Lyubov Lezhneva, che il presidente Putin abbia incaricato il governo, insieme alla Banca centrale russa, di trovare meccanismi per combattere il furto di fondi da parte dei truffatori, entro il 1° dicembre 2024 (cioè subito, come si addice a ogni buon regime).

Il giornale elenca quindi tutte le misure allo studio per far fronte a questo problema di grande rilevanza sociale, dovuto al fatto che molti cittadini, sotto l’influenza di minacce, inganni, o violazione della fiducia, trasferiscono i propri fondi ai truffatori, spesso ricevuti attraverso l’ottenimento di un prestito bancario, situazione configurabile come reato di frode, per il quale l’art. 159 del codice penale della Federazione Russa prevede una multa di 1.200 euro, e la reclusione o i lavori forzati per un periodo massimo di 2 anni.

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Secondo quanto riferisce Sberbank, una delle principali banche russe, circa la metà del denaro rubato dai truffatori telefonici viene ottenuto dagli imbroglioni sudditi di Putin tramite un’applicazione di pagamento contactless. Gli aggressori convincono la vittima ad installare un’applicazione per il pagamento con smartphone, e ad associare al dispositivo una carta bancaria appartenente ai truffatori. La persona trasferisce quindi soldi tramite un bancomat sulla carta del truffatore, collegata all’app di pagamento contactless presente sul telefono del derubato.

Un 30% del denaro prelevato illegalmente si muove tramite trasferimenti tra un conto e l’altro, entrambi intestati alla vittima della truffa. Con questo schema il malcapitato è convinto, da un soggetto che si spaccia per rappresentante di una importante autorità (Ministero degli Affari Interni, FSB, o perfino la Banca Centrale), di trasferire denaro dal suo conto presso una banca ben protetta, ad un altro proprio conto presso una banca meno sicura, che spesso gli aggressori chiedono di aprire. Dopodiché, il denaro viene rubato, aggirando il sistema antifrode di una banca meno sicura, dopo che è stato addirittura promesso allo sfortunato ingenuo il rimborso delle spese di viaggio al bancomat, o delle perdite di interessi.

Cosa fare di fronte a questo flagello made in Russia? Come racconta il quotidiano di Mosca, l’idea principale è quella di prevedere automaticamente un “periodo di riflessione” tra la decisione di trasferire denaro e l’effettiva movimentazione, così da consentire un ripensamento, ed un successivo blocco del bonifico. Un’altra misura che si sta considerando è quella dell’istituzione di un’agenzia specializzata, che coordini il lavoro delle banche e delle forze dell’ordine, come ha annunciato il vicepresidente del Comitato di politica economica del Consiglio della Federazione (il Senato russo), Ivan Abramov.

Il politico ammette che “parallelamente alla crescita della fornitura di servizi digitali, il numero di reati è in forte aumento. Le grandi banche dispongono di dipartimenti specializzati che combattono efficacemente i truffatori, ma gli istituti di credito più piccoli non dispongono di tali risorse”. Altre ipotesi di misure che si stanno mettendo a punto comprendono l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria per la responsabilità finanziaria, e un maggior controllo degli operatori di telecomunicazioni, in particolare vietando le chiamate da numeri falsificati, ed i servizi di messaggistica istantanea che consentono di aggirare il blocco delle comunicazioni vocali.

In un paese dove non cade foglia senza che il regime lo sappia, un tale provvedimento dovrebbe essere di relativa facile applicazione. Ma non mancano altre idee decisamente originali, dovute anche alla proverbiale credulità dei russi, che riescono addirittura ad auto-convincersi che Putin tuteli il loro interesse, anche quando vengono mandati al fronte ucraino a combattere.

Una di queste idee è proposta da Vladimir Popov, professore di diritto privato dell’Università statale di management (GUU), il quale, intervistato da Izvestia, ammettendo che “non sempre i cittadini formalmente competenti dal punto di vista giuridico sono in grado di valutare adeguatamente non solo le minacce emergenti, ma anche le domande e i compiti che ricevono”, ha quindi ventilato la possibilità di introdurre “un controllo dello stato mentale ed emotivo dei cittadini”, con conseguenti “restrizioni ai diritti di un cittadino che non ha superato il test”.

Insomma, ancora una volta tornano in auge gli insegnamenti orwelliani, impersonati dalla mitica figura del “Grande Fratello”, protagonista di fondo del libro “1984”, la cui strategia si basava, appunto, sul controllo mentale dei cittadini-sudditi.

Pur partendo dagli stessi presupposti, è meno drastico Alexey Efremov, un ricercatore del Centro per le tecnologie della pubblica amministrazione dell’Accademia Presidenziale, secondo il quale “è necessario aumentare il livello di alfabetizzazione finanziaria e di pensiero critico, anche attraverso programmi rivolti alle fasce più vulnerabili della popolazione, come ad esempio i pensionati”.

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Insomma, si ammette anche dalle parti del Cremlino, che l’analisi critica della realtà non è un punto forte dei russi, e questo spiega la longevità politica dell’illustre inquilino del principale monumento di Mosca, che rischia di far sembrare delle meteore politiche personaggi del calibro del nostro Andreotti.

Efremov ha fatto poi notare che “poiché la maggior parte delle frodi non vengono commesse in relazione ai depositi, ma in relazione ai prestiti contratti, è necessario inasprire le procedure per ottenere prestiti, e monitorare le attività degli istituti finanziari, oltre che dei relativi dipendenti, che, quando sono senza scrupoli, possono contribuire alla commissione di crimini, trasferendo illegalmente i dati personali dei clienti”.

Insomma… controllare, controllare, controllare… uno sport in auge nel paese erede dell’Urss, ma per ora i truffatori russi la fanno ancora franca.



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