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L’Università telematica Cusano ha indagato, attraverso una ricerca, le difficoltà psicologiche più comuni nel nostro Paese. Negli ultimi anni, complice anche il periodo legato alla pandemia, sta diventando sempre più importante parlare di salute mentale. Attori, cantanti e personaggi del mondo dello spettacolo si sono esposti sul tema, sottolineandone l’importanza e parlando di quanto sia indispensabile prendersi cura anche del proprio assetto psicologico.
ANSIA E DEPRESSIONE I SINTOMI PIU’ DIFFUSI
Dalla ricerca emerge che i problemi legati alla salute mentale sono sempre più diffusi nel nostro Paese, una crescita del 6% rispetto ai dati del 2022. Tra i disturbi più diffusi troviamo ansia e depressione che sono cresciute rispettivamente del 26 e del 28%. L’aumento di queste percentuali è dato in parte dalla pandemia di Covid-19 che ha accentuato in molte persone i disturbi di ansia e stress e creando un profondo senso di solitudine.
Un altro dato rilevante dell’analisi riguarda la spesa media mensile per l’acquisto di psicofarmaci psicoattivi: tra i 31 a i 100 euro al mese vengono destinati all’acquisto di questi farmaci a causa di sbalzi d’umore (60%), insonnia (59%), sintomi depressivi (58,9%) e crisi di panico (38%).
I GIOVANI SONO I PIU’ COLPITI
Sono i giovani i soggetti che più soffrono di disturbi legati alla salute mentale, oltre 700 mila in Italia e 11.2 milioni in Europa. Nel mondo il 39% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni presenta forme serie o estremamente serie di ansia, stress o depressione. Sono gli stessi giovani però ad aver sdoganato il tema della salute mentale, mettendola al centro e togliendo ogni tabù relativo all’argomento, anche quando si parla di lavoro.
Il lavoro sembra proprio essere la prima causa quando si parla di stress e risulta essere, sempre secondo la ricerca, la principale fonte di disagio. Il 76% dei lavoratori ha manifestato almeno una volta sintomi come stanchezza, disturbi del sonno, stress, disinteresse o ansia.
DISPONIBILITA’ DEI TRATTAMENTI
Quasi la metà di chi ha difficoltà a gestire ansia e stress (il 44%) decide di autogestire i disturbi e il 33% non richiede nemmeno un consulto medico. Questo deriva soprattutto dal divario tra necessità e disponibilità di cure, solo un terzo di chi soffre di disturbi riceve un trattamento adeguato. Su 130mila psicologi solo il 5% lavora in strutture pubbliche, rendendo difficile così affidarsi al Sistema Sanitario Nazionale e procedere verso il sistema privato che però ha costi più elevati.
Con il bonus psicologo degli scorsi anni si è sicuramente segnato un punto di partenza ma su 400mila richieste inoltrate ne sono state accolte solo 16mila. E’ importante riuscire a creare una rete che permetta a tutti coloro che hanno esigenza di confrontarsi con un medico, sia a livello di risorse economiche che personali.
Il bonus psicologo “può essere un punto di partenza se potenziato, ma non la soluzione. Il supporto psicologico dovrebbe partire dalle basi, lavorando su una triangolazione che preveda la compresenza di: psicologo di base, psicologo scolastico, bonus” spiega Unicusano.
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