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Con l’emorragia di giornalisti e la proliferazione delle fake news, il governo francese guarda all’estero, ispirandosi a iniziative simili di Canada e California per salvare la professione e garantire un’informazione di qualità
Immaginate un mondo senza cronisti: niente più inchieste, reportage d’assalto o anche solo il racconto della partita della domenica. La crisi del giornalismo è diventata una realtà tangibile, e in Francia la situazione è diventata tanto seria da richiedere un intervento urgente. Mentre i giornalisti continuano a scarseggiare e le fake news a proliferare, il governo francese ha messo sul tavolo una proposta per salvare la professione: tassare i giganti digitali.
Questa iniziativa si inserisce in un panorama globale, in cui Paesi come Canada, California, Australia e Nuova Zelanda stanno adottando misure simili per sostenere il giornalismo e garantire una giusta remunerazione ai media tradizionali.
La crisi del giornalismo: meno giornalisti, più fake news
La crisi del giornalismo non riguarda solo la Francia. Negli ultimi anni, le redazioni di giornali, siti web, televisioni e radio hanno subito un’emorragia di posti di lavoro. Le croniste e i cronisti sono sempre meno, e in questo deserto dell’informazione, le fake news si moltiplicano, approfittando della carenza di giornalisti esperti capaci di contrastarle. Senza un intervento tempestivo, il rischio è che l’informazione di qualità si dissolva nel mare di contenuti generati dall’intelligenza artificiale e dai colossi del web, minacciando così la qualità del dibattito pubblico e la democrazia stessa.
Proposte per una nuova era editoriale: il piano della Francia
La proposta di tassazione è documentata nel “Rapporto sugli Stati generali dell’informazione”, redatto da un gruppo di esperti indipendenti a seguito dell’incontro convocato dal presidente Emmanuel Macron nell’ottobre 2023. Qui, un pool di 50 esperti, guidati da Bruno Patino (presidente della rete televisiva Arte e studioso dei media digitali), ha dato vita a un’indagine approfondita, culminata in 176 audizioni con giornalisti, editori, accademici, sindacati e associazioni.
I risultati sono allarmanti: un rapporto di 352 pagine suggerisce che, senza interventi significativi, il giornalismo professionistico potrebbe estinguersi entro il 2050. Senza azioni concrete, le testate giornalistiche rischiano di “liquefarsi” dentro le piattaforme digitali e i social media, vittime della progressiva erosione delle risorse pubblicitarie e della crescente influenza dell’intelligenza artificiale, capace di produrre contenuti sempre più sofisticati.
Tassare i giganti del web e alleggerire oneri fiscali per gli editori
Il Rapporto contiene 15 proposte volte a sostenere l’editoria e a promuovere una cultura dell’informazione responsabile. Tra queste, la proposta numero 8 si concentra sul fermare l’emorragia di giornalisti esperti dalle redazioni. Gli esperti chiedono che gli editori siano alleggeriti da parte degli oneri fiscali legati all’assunzione di giornalisti a tempo indeterminato, come i contributi previdenziali, i quali dovrebbero essere parzialmente assunti dallo Stato.
Una delle proposte più significative contenute nel Rapporto è l’introduzione di una nuova tassa sui colossi digitali, come Google e Meta, case madre di Facebook, Instagram e Whatsapp. Sebbene la Francia abbia già introdotto una “Google Tax” nel 2019, ora si punta a misure ancora più incisive. Questa tassa sarebbe calcolata sui guadagni pubblicitari che queste aziende generano in Francia. È un nodo cruciale, dato che le entrate pubblicitarie delle piattaforme digitali continuano a crescere, sottraendo risorse vitali ai media tradizionali. Secondo il rapporto, i ricavi pubblicitari dei media francesi, che nel 2022 ammontavano a 6,1 miliardi di euro, potrebbero scendere a 5,3 miliardi entro la fine del decennio.
L’esempio di Canada, California, Australia e Nuova Zelanda
L’idea è quella di seguire l’esempio di altri Paesi. In California, il Senato sta valutando un prelievo del 7,25% sui ricavi delle piattaforme digitali ottenuti attraverso la pubblicità mirata, basata sui dati raccolti per personalizzare le inserzioni e successivamente venduti alle aziende.
In Canada, invece, dal giugno 2024 è già in vigore una ‘tassa sul digitale’ che colpisce le aziende con ricavi globali superiori a 730 milioni di euro e incassi nel Paese superiori a 13,3 milioni di euro. L’obiettivo è raccogliere 6,49 miliardi di euro in 5 anni, fondi che verranno destinati, almeno in parte, al sostegno dell’editoria.
Anche in Australia è stata introdotta una normativa che obbliga le piattaforme a compensare gli editori per l’uso dei loro contenuti. Nel frattempo, in Nuova Zelanda, Google ha minacciato che potrebbe smettere di fornire notizie delle testate giornalistiche locali in risposta a una proposta di legge simile. La Francia spera di fare altrettanto, utilizzando queste entrate per sostenere le redazioni in difficoltà.
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