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TREVISO – Un brain trust veneto sulla legge 105/2024, il cosiddetto decreto “salva casa“, voluto da Matteo Salvini. Paretine interne in cartongesso, sottotetti, bagni, sgabuzzini, finestre e abbaini senza autorizzazione da sanare e conformità urbanistiche da regolarizzare. Sono 80mila gli immobili interessati nella sola Padova, e 160mila nell’area metropolitana di Venezia. Se n’è parlato da prospettive diverse venerdì 27 settembre nella sala congressi dell’Hotel Bhr, al convegno di aggiornamento professionale rivolto ad architetti e geometri, organizzato dallo studio legale BM&A guidato dall’avvocato Bruno Barel.
L’Ordine
Più di mille professionisti in sala per capirne di più su una legge ingarbugliata che riguarda il 70% del patrimonio immobiliare italiano. Tagliente Marco Pagani, presidente dell’Ordine degli architetti di Treviso: «Siamo in presenza di una legge scritta male, approvata in fretta per meri scopi elettorali. Come quella del superbonus, di cui è figlia e che ha disseminato il nostro paese di controversie, condomini a metà e conti in sospeso. L’indicazione che ho dato ai colleghi è di aspettare la circolare ministeriale che dovrebbe chiarire i punti oscuri. Uno di questi è la necessità o meno dei parere degli enti pubblici, come Genio civile o Soprintendenze. L’autocertificazione prevista mette i professionisti a rischio di procedimenti penali».
I pareri
Più articolata la posizione dell’avvocato Bruno Barel: «L’obiettivo è chiaro: sistemare il patrimonio edilizio esistente, evitare le numerose cause sulle compravendite con abusi e anche preparare il terreno alla rigenerazione urbanistica. È una legge utile anche se poteva essere scritta in modo più chiaro. Per esempio si prevedono molti tipi di sanatoria nuovi ma senza chiamarli sanatoria, così non è chiaro se l’estinzione dei reati prevista per la sanatoria valga anche per le regolarizzazioni chiamate con una parola diversa da sanatoria. E poi nelle zone vincolate tutto dipende dalle autorizzazioni della Soprintendenza in sanatoria paesaggistica. E se non vengono rilasciate dopo che il privato si è autodenunciato? E i comuni senza sanatoria paesaggistica cosa dovranno fare?».
I nodi
Altri nodi cruciali sono i tempi strettissimi di risposta imposti agli enti, 30/45 giorni. A fronte di centinaia di migliaia di abusi solo in Veneto come faranno i comuni a rispettare i termin? Problematico avere in tempi brevi feedback da tutti gli altri enti coinvolti: genio civile per unità nelle zone a rischio sismico, Soprintendenze per sanatorie paesaggistiche nelle zone vincolate, uffici delle Entrate per il calcolo delle sanzioni. «Il Ministro delle Infrastrutture ha dichiarato ieri a un convegno a Roma – ha proseguito Barel – che sta facendo preparare un prezziario nazionale per il calcolo delle sanzioni. Nel silenzio della legge intanto i comuni si chiedono se debbano mandare segnalazione alle Procure di tutti gli abusi per i quali si chiede la regolarizzazione. A Treviso già arrivano 50-60 esposti al giorno e manca personale per iscriverli nel registro delle notizie di reato. Incrementarli significherebbe la paralisi».
La proposta
Come evitare il caos in attesa di circolari illuminanti che non arrivano? La proposta di un brain trust veneto per elaborare linee guida comuni si è materializzata sul palco con Bruno Barel affiancato dai dirigenti dei settori edilizia Andrea Alban (Verona), Emanuele Ferronato (Venezia), Federico Pugina (Padova) e Roberto Bonaventura (Treviso). «A Verona – ha detto Alban – abbiamo disegnato un abaco degli interventi e teniamo mensilmente un tavolo sulla 105 insieme a ordini professionali, Soprintendenza, associazioni di categoria, enti e uffici pubblici per definire delle linee interpretative comuni». «Questa legge non può essere paralizzata da una visione particolare dell’interesse pubblico da parte di autorità diverse – ha concluso Barel -, da tanti microinteressi e dalle loro vestali, ma i diversi interessi vanno graduati in relazione a quello prevalente. Le riforme vanno avanti se tutti fanno la loro parte».
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