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il governo semplifica le regole sui pagamenti #finsubito prestito immediato

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Mette il turbo la spesa degli enti attuatori del Pnrr, Comuni in testa. Sollecitata a gran voce dai sindaci attraverso l’Anci e dai costruttori dell’Ance (com’è accaduto anche al convegno di Vico Equense), preoccupati dei ritardi nei pagamenti degli stati di avanzamento dei singoli progetti, arriva la disposizione in grado di assicurare la necessaria liquidità a tutti gli attori della filiera. Si tratta di un emendamento del Governo, approvato ieri dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato all’interno del Decreto Omnibus (che oggi riceverà il via libera definitivo di Palazzo Madama per approdare subito dopo alla Camera) che semplifica l’iter di erogazione delle risorse destinate al finanziamento degli interventi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, processo di erogazione delle risorse destinate al finanziamento degli interventi del Pnrr. In pratica i trasferimenti di fondi successivi all’anticipazione, «fino al limite cumulativo del 90%» della dotazione finanziaria complessiva di ciascun intervento, dovranno essere erogati dalle Amministrazioni centrali, titolari delle misure, entro 30 giorni dall’acquisizione delle relative richieste di erogazione. Nel tetto del 90% dovranno essere ricomprese anche le anticipazioni eventualmente già erogate agli enti (quella del 10% inizialmente prevista, innalzata al 30% dal Dl Pnrr). Il limite del 90% sarà quindi cumulativo. 

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Il timing dei lavori 

Trenta giorni sono un tempo molto ravvicinato e questo dà il senso più evidente di questa rivoluzione normativa che garantirà il completamento dei cantieri e restituirà le necessarie certezze alle imprese impegnate, moltissime delle quali appartengono alla filiera delle costruzioni. Non a caso, ha ricordato al meeting campano l’Ance, il 53% della spesa Pnrr sostenuta al 30 giugno scorso, pari a 26,9 miliardi, è riconducibile a investimenti di interesse per questo settore.

Al momento della presentazione delle richieste di erogazione, i soggetti attuatori dovranno attestare l’ammontare delle spese risultanti dagli stati di avanzamento degli interventi, nonché l’avvenuto espletamento dei controlli di competenza, compresi quelli specifici del Pnrr. Toccherà quindi alle amministrazioni centrali provvedere, entro l’erogazione del saldo finale, ai controlli sulla documentazione giustificativa presentata. Modalità e criteri saranno comunque stabiliti in un successivo decreto del Mef atteso nei 60 giorni.

L’emendamento del Governo dovrebbe assicurare una gran bella spinta al Pnrr, e in particolare alla spesa effettiva che, se verrà confermata la scadenza del 2026 per rendicontare gli interventi portati a termine, chiamerà tutti i soggetti attuatori ad uno sforzo importante e decisivo nei prossimi 21 mesi (tanti ne mancano al 30 giugno 2026, data ancora oggi definitiva per la chiusura dei cantieri mentre gli altri sei mesi di quell’anno serviranno per la rendicontazione della spesa). Va ricordato che secondo le previsioni del Piano, la sua completa attuazione garantirebbe al 2026 un ricasco del 3,1% sul Pil. E che di questa indicazione il Governo deve tenere conto nella definizione delle misure di Bilancio attualmente in discussione. Insomma, ogni rallentamento non peserebbe solo sul Pnrr in sé ma condizionerebbe scelte e decisioni di politica economica a breve e medo termine. 

L’accelerazione del governo

Di qui il senso dell’intervento dell’Esecutivo in una fase decisiva per la tempistica del Piano e per il rapporto con i soggetti attuatori. Il messaggio è chiaro: bisogna correre e la maxi-iniezione di liquidità è la risposta più opportuna alle preoccupazioni di questi ultimi mesi. Ma è anche una forte sollecitazione alle strutture ministeriali perché l’erogazione delle risorse dal centro alla periferia non sia più a singhiozzo, come sta accadendo per vari dicasteri secondo quanto denunciato dalla filiera delle costruzioni. L’ok, altrettanto tempestivo, garantito dalla Ragioneria dello Stato al testo approvato nelle Commissioni è sicuramente un segnale forte, atteso che, come ribadito dalla filiera delle costruzioni, «è pericoloso e sbagliato affidare alle finanze proprie dei singoli enti attuatori i pagamenti per i lavori eseguiti dalle imprese. Ci sono già notizie di Comuni che stanno rischiando il dissesto finanziario solo per aver anticipato i pagamenti alle imprese per lavori eseguiti, con propri fondi». 

A proposito poi delle difficoltà dei Comuni, spesso alle prese con problemi di stabilità finanziaria che rendono ancora più complicata l’attuazione degli interventi Pnrr, c’è un’altra novità. Per rafforzare la capacità amministrativa degli enti locali, un emendamento sempre al Dl Omnibus di Fratelli d’Italia (a firma Fausto Orsomarso, parlamentare calabrese) consente agli enti in dissesto finanziario, in riequilibrio finanziario pluriennale o strutturalmente deficitari, di effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato e a tempo determinato fino al 31/12 (e non più fino al 30/6) dell’anno successivo a quello dell’autorizzazione anche in condizione di esercizio provvisorio. È una misura che interessa centinaia di enti locali, moltissimi nel Mezzogiorno, alle prese con pesanti incognite per la gestione ordinaria. Anci e governo, infine, hanno concordato sempre in chiave Pnrr che per facilitare l’assolvimento degli obblighi derivanti dalla realizzazione degli interventi di investimento, limitatamente agli esercizi finanziari 2024, 2025 e 2026, non saranno applicati i limiti previsti per gli enti che utilizzano entrate vincolate o concedono anticipazioni di tesoreria. Il tutto a una condizione: che il ricorso all’anticipazione di tesoreria o all’utilizzo, in termini di cassa, delle entrate vincolate per il finanziamento delle spese correnti, sia giustificato da spese Pnrr. 





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