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Le sfide della neo assessora all’Ambiente Perlino tra Bari sporca, transizione energetica e poco verde: “Le singole azioni non bastano” #finsubito prestito immediato

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Gestire la transizione ecologica per combattere i cambiamenti climatici attraverso buone pratiche quotidiane nell’ambito dell’igiene urbana, del Verde, dell’energia e della pianificazione urbanistica. Una sfida che Bari è determinata a cogliere proprio perchè non c’è più tempo da perdere. E’ quanto ha in mente Elda Perlino, neo assessora comunale della Giunta guidata da Vito Leccese. La biologa barese, già prima ricercatrice del Cnr, attiva da anni per una città più ‘verde’, è chiamata a gestire un importante e nutrito bouquet di deleghe: Clima, Transizione Ecologica, Ambiente, Forestazione Urbana, Tutela dei Corridoi ecologici, Verde Pubblico e Parchi, Igiene Urbana, Politiche Energetiche e Benessere degli Animali.

Un lavoro complesso che, necessariamente, come spiega in un colloquio a BariToday, dovrà essere effettuato in collaborazione “anche con altri assessori, come quelli alla Rigenerazione Urbana e ai Lavori pubblici” perchè “è importante innovare le procedure e affidare il tutto a un percorso interdisciplinare” con “competenze miste”.  A Perlino, dunque, il compito di cambiare il paradigma attraverso cambiamenti quotidiani in una città che spesso fa fatica ad accettare le novità in campo ecologico e abitudinario.

Un incarico, quello ottenuto dall’ex presidente della Consulta cittadina per l’Ambiente tra il 2015 e il 2020, giunto in maniera sorprendente, dopo il passo indietro (a seguito di polemiche dovute ad alcuni suoi post social) della ricercatrice Carlotta Nonnis Marzano, inizialmente scelta come assessora: “Non mi aspettavo di essere chiamata – dice – . Il tutto mi ha colto un po’ di sorpresa. Ciò non toglie che mi abbia fatto piacere. Ritengo la nomina un onore e un riconoscimento di un impegno di 25 anni che ho condiviso con tanti cittadini attivi, associazioni e istituzioni”.

Da biologa che si è occupata di malattie come i tumori, “spesso fortemente in correlazione con l’ambiente” Perlino è consapevole di una sfida affascinante e difficile come quella di coniugare la transizione ecologica con la quotidianità dei baresi: “I problemi ambientali – rimarca – sono complessi e di tratta di azioni che coinvolgono più ambiti. Faccio un esempio. Anni fa a Bari è arrivato il Park&Ride. Si trattò di un’innovazione che cambiò un approccio” implementando un servizio urbano “per diminuire le auto circolanti”. E ancora: “Un altro ambito d’azione è quello del regolamento edilizio. Efficientare stimolando il privato. E’ quanto intendiamo fare anche con il nuovo Pug, il Piano Urbanistico Generale, per un discorso cominciato anni fa dall’assessora Carla Tedesco. Il tutto deve essere inserito in una cornice di sostenibilità. Le azioni singole non bastano”.

Nella lista delle cose da fare c’è un elenco decisamente lungo, a cominciare dalla mancanza di parchi in città. Bari resta sempre in fondo alle classifiche nazionali per spazi verdi pro capite, nonostante gli investimenti degli ultimi anni. Perlino analizza il passato e guarda al futuro: “La città è indubbiamente cambiata sotto molti aspetti, a cominciare dalla presenza di turisti in città. I giardini sono stati realizzati. Altre azioni hanno invece subito rallentamenti. Ci aspettavamo, ad esempio, che il parco dell’ex Fibronit fosse già pronto ma vi sono stati problemi di tipo tecnico ed economico. Sono però fiduciosa pensando ai prossimi anni. Abbiamo già avviato i lavori dei primi due lotti del grande progetto di Costa Sud e mi vengono in mente altre realtà come Santa Rita” dove sarà realizzato un parco nell’ambito di un più ampio progetto di rigenerazione urbana.

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Riempire la città di giardini, però, non basta: “Prima – rimarca Perlino – si piantavano alberi per decoro. Il Verde, però, è un sistema ecologico. Deve avere una sua funzione tenendo conto anche della realtà attuale. I cittadini, ad esempio vorrebbero che una pianta morta venisse sostituita subito. Dobbiamo tenere conto dei tempi della natura e rispettarli. Non è semplice far fronte a certe problematiche oggettive. In questo periodo, per esempio, stiamo combattendo la patologia dei lecci che sta causando la morte degli alberi. Alcune specie piantate solo 2 anni fa risentono di patologie all’epoca non note. Per questa ragione bisogna agire con enti di ricerca e studiosi, proprio per modificare le cose che non vanno, anche in corsa”.

Oltre al poco verde, però, la nota dolente della città è legata alla sporcizia. Non basta, a volte, l’impegno dell’Amiu a contrastare i cattivi comportamenti dei baresi. La conseguenza è che le strade si riempiono di rifiuti e deiezioni canine, specie in centro: “E’ innegabile – afferma Perlino – che la città sia sporca, però ritengo di debba agire da tutte le parti. Da un lato intendiamo rivedere il contratto di servizio con l’Amiu. Alcune strategie aziendali penso debbano essere rimodulate ma il dialogo è attivo ogni giorno. Entro l’anno, intanto, contiamo di partire con la raccolta rifiuti porta a porta a Torre a Mare, San Giorgio e Sant’Anna. Tutto ciò, però, non è sufficiente. Serve lavorare sugli studenti, con le scuole, per lavorare sull’educazione civica. Bari è cambiata ed è cresciuta come numero di persone che vivono la città. Da una parte questo afflusso la valorizza, dall’altra la sporca”.

Un altro nuovo aspetto su cui fare passi in avanti, invece, è quello delle comunità energetiche locali, ovvero un’unione (ad esempio) tra cittadini (o anche imprese ed enti pubblici del territorio) per produrre energia da fonti rinnovabili, come ad esempio i pannelli solari. Si tratta di una pratica su cui la neo assessora punta molto: “Il consumatore di energia – spiega – diventa produttore, cambiando il paradigma che vede la stessa energia concentrata in grandi distributori. Il consumatore locale può anche mettere un surplus di produzione a disposizione del territorio. E’ un concetto che va oltre il senso economico e consente a una comunità di fare rete. Abbiamo già avuto richieste per attivarle. Ci sono già agevolazioni nazionali e regionali. Inizialmente dobbiamo istruire dei percorsi di conoscenza con giornate di studio e gruppi di lavoro spontanei. Bisogna inizialmente creare una cultura su queste nuove pratiche, affinché si possa lasciare una traccia”.

L’approccio globale dell’assessora, dunque, mira non solo ad azioni più immediate, ma anche a seminare ascoltando cittadini e associazioni. Un po’ quello avuto da presidente della Consulta cittadina per l’Ambiente: “Per me fu – rimarca – un’esperienza positiva. L’amministrazione forse non è stata attenta a tutte le indicazioni e alle proposte fatte, ma non è semplice. Spesso le richieste delle associazioni arrivano quando i progetti sono completi. C’è comunque spazio per migliorare e cambiare, rinnovandosi anche con le nuove generazioni” come gli attivisti di “Fridays for Future”. 



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