Clamoroso in USA, Jordan fa causa alla NASCAR: “Opera senza trasparenza” #finsubito prestito immediato

La battaglia di Jordan contro il “monopolio” NASCAR

Da qualche giorno il mondo del motorsport americano è concentrato su una battaglia – che da ora è diventata anche legale – dalle conseguenze imprevedibili. Due team partecipanti al campionato della NASCAR Cup Series, la categoria regina del motorsport americano, hanno infatti deciso di fare causa all’anti-trust contro la stessa NASCAR presso la corte federale del Nord Carolina. I team sono il 23XI e il Front Row Motorsport, ma la notizia è diventata virale anche in Europa perché uno dei co-proprietari del 23XI è la ex superstar dell’NBA Michael Jordan, che dal 2021ha coronato la sua grande passione per l’automobilismo fondando un team insieme al pilota Denny Hamlin.

Da qualche settimana le due squadre stando dando battaglia alla NASCAR e si sono rifiutate di piegarsi all’ultimatum imposto dagli organizzatori del campionato per la ratifica del nuovo accordo sui cosiddetti charter. Semplificando molto, ma per rendere comprensibile questa dinamica ad un pubblico meno avvezzo alle gare americane, si tratta di una sorta di ‘Patto della Concordia’ che però viene sancito tra la NASCAR e le varie scuderie partecipanti al campionato. Un charter garantisce l’ingresso nello schieramento ad ogni gara e quindi la possibilità di ottenere una parte del montepremi e di poter competere per il successo nel campionato.

Le richieste dei team dissidenti: più collegialità, trasparenza e ripartizione dei guadagni

I charter però sono dati alle squadre ‘in prestito’ e restano di proprietà della NASCAR, che può potenzialmente decidere arbitrariamente di toglierli ad un team in caso di mancato rispetto di vari requisiti. Su questo punto, ad esempio, i team chiedevano che nel nuovo accordo venissero concessi charter permanenti, mentre nell’ultimatum della NASCAR è arrivata un’offerta – firmata da 13 squadre su 15, escluse appunto le due dissidenti – di sette stagioni garantite più un possibile prolungamento di altre sette. Non mancano poi, come sempre in queste dispute, le questioni economiche: i team chiedevano maggiore collegialità nelle decisioni sul regolamento tecnico (che possono ovviamente comportare aumenti di costi per le squadre) e maggiore equilibrio nella ripartizione dei proventi, che sono invece attualmente pesantemente sbilanciati a vantaggio della NASCAR grazie al fatto che l’ente organizzatore del campionato è anche proprietario di oltre metà dei circuiti in cui si gareggia.

L’azione legale presentata da Jordan e dal suo team – insieme alla Front Row Motorsport – all’antitrust contro la NASCAR e il suo amministratore delegato Jim France – la cui famiglia gestisce il campionato sin dalla sua fondazione nel 1948, non senza critiche riguardo all’opacità nella gestione dei fondi – sostiene che l’organizzazione del campionato e la sua leadership abbiano utilizzato pratiche anticoncorrenziali per impedire una concorrenza leale nello sport. “La NASCAR e la famiglia France operano senza trasparenza, hanno soffocato la concorrenza e controllano lo sport in modi che li avvantaggiano ingiustamente a spese dei proprietari dei team, dei piloti, degli sponsor, dei partner e dei fan, attraverso pratiche anticoncorrenziali“, si legge nella nota ufficiale rilasciata dai team. La battaglia legale promette di essere lunga e delicata e potrebbe cambiare profondamente il mondo del motorsport americano. L’avvocato a cui si sono rivolte le due squadre, Jeffrey Kessler, è tra i più celebri nel campo dell’antitrust e ha già trattato cause simili in relazione ad altre leghe sportive americane.