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Sassari, la pioggia mette in ginocchio una città sempre più fragile La Nuova Sardegna #finsubito richiedi mutuo fino 100%

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Sassari Oltre 59 millimetri di acqua in un giorno, 50 tra le 7 e un quarto e le 9 e un quarto. Con il pluviometro che in appena due ore ha registrato in città la metà della pioggia che in media viene giù a novembre, il mese più piovoso a Sassari. Che quello che è successo giovedì mattina sia un evento eccezionale è di assoluta evidenza, come evidente è che la città abbia ampiamente dimostrato di non essere pronta ad affrontare eccezioni che, sempre più, stanno diventando regole.

Le criticità Le criticità cittadine sono tristemente note e si articolano su vari livelli, affrontabili con interventi a breve, medio e lungo termine. Scarsa pulizia delle caditoie, prima di tutto. Che l’amministrazione assicura però di avere fatto, con il servizio attivo dal primo ottobre di raccolta foglie, e interventi suppletivi nelle vie alberate, che si aggiunge allo spazzamento previsto tutto l’anno che, nelle vie dove si sono verificati i maggiori allagamenti (sottopasso Santa Maria, via Zirano, Corso Margherita di Savoia e viale San Francesco) si effettua 6 volte alla settimana. Sottodimensionamento di tutto il sistema di smaltimento delle acque, come dimostra il fatto che il centro storico, dove i sottoservizi sono stati rifatti relativamente di recente, ha retto meglio di altre zone della città, finite letteralmente sott’acqua.

Mappe E infine le note mappe di rischio idrogeologico e geotecnico dell’area compresa dalla zona dell’acquedotto a quella di Predda Niedda, che ha partorito il contestatissimo progetto del Canalone nel Fosso della Noce ma anche gli indispensabili progetti di messa in sicurezza di rio Giuncheddu, rio Calamasciu e del canale coperto tra via Sicilia e via Sorso, epicentri di alcuni dei maggiori problemi di giovedì. Ricognizione «È evidente – ha sottolineato il sindaco Giuseppe Mascia giovedì mattina durante l’emergenza – che bisogna fare una ricognizione puntuale degli accadimenti e capire dove si può intervenire immediatamente. Il territorio comunale di Sassari, tra i più grandi d’Italia, è caratterizzato purtroppo da diverse aree a pericolosità e rischio idraulico molto elevato, il che impone la necessità di intervenire efficacemente per salvaguardare l’incolumità delle persone e delle loro attività, la nostra intenzione è quella di sviluppare azioni soft che non richiedono interventi strutturali, ma contribuiscono ad aumentare la capacità adattiva del territorio, azioni green sull’utilizzo dei servizi ecosistemici, che possano aiutare a ridurre gli impatti, e azioni grey di miglioramento e adeguamento delle infrastrutture ai rischi da fenomeni meteorologici estremi».

Il progetto Un modello potrebbe essere quello di piazza Edina Altara, parte del “programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano”, «L’area verde sarà ampliata – ha spiegato l’assessore alla Transizione ecologica, Salvatore Dau – dall’inserimento di due nuovi spazi naturali per migliorare la gestione del rischio di allagamenti, che sarà replicato in altre aree verdi e piazze della città. Oltre che chiaramente agli interventi di mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, da fare nel rispetto di componenti ambientali e paesaggistiche straordinarie, che si intende preservare, valorizzare e rendere fruibili».

Il paradosso «Sassari è una città collinare – sottolinea il presidente del Comitato Ambiente Sassari Pinuccio Porcellana, tra i più fieri oppositori del progetto “Canalone” – che a valle ha sicuramente un problema di messa in sicurezza dei corsi d’acqua, in particolare quelli tombati come il rio Calamasciu, ma a monte sconta semplicemente un drammatico sottodimensionamento degli impianti di smaltimento, ormai vetusti. Basti pensare alla sella di via Gramsci, un naturale avvallamento che ospitava l’alveo o che arrivava a Lu Fangazzu. Lì l’acqua stagna naturalmente, il problema è mettere un sistema, ad esempio con ampie griglie, per smaltirla. E questo vale per tutte le altre zone critiche della città. Il vero paradosso è che le uniche zone a “reggere” sono quelle verdi, come il Fosso della Noce. Con il nostro terreno calcareo di conformazione carsica infatti i terreni piantumati possono assorbire enormi quantità d’acqua scaricandoli nelle dragunare sottostanti. Questo è dimostrato dal fatto che in un secolo non si è mai registrato un allagamento al fosso della Noce e anche giovedì era sicuramente uno dei posti più sicuri della città, mentre l’acqua gli scorreva ai bordi impetuosa nella scalinate di via Adelasia e nelle vie di asfalto che lo circondano».

Niente cemento Niente cemento insomma, anzi. Come per il progetto per il rio Calamasciu, con i lavori che potrebbero partire nei primi mesi del 2025. Poco meno di 2 milioni su un progetto complessivo che ne vale 6,9 e che coinvolge, oltre la zona industriale di Predda Niedda, anche la borgata di Caniga. Con il consiglio comunale guidato da Nanni Campus che, durante l’ultima seduta del mandato, ha approvato la variante urbanistica necessaria perché la Regione autorizzi il primo lotto dei lavori di messa in sicurezza.

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Tombati La variante urbanistica si è resa necessaria per la presenza, nelle aree che saranno interessate dai lavori, di tre zone vincolate. Sono quelle dei nuraghi Giagamanna, Li Luzzani e Casteddu di Sant’Anatolia dove, con la variante, sarà possibile far transitare il nuovo canale scoperto. Proprio questa, per gli uffici regionali, era la condizione necessaria a dare il via libera all’intervento. Le foto presenti negli atti, sono abbastanza indicative: fino agli anni Sessanta il rio Calamasciu scorreva indisturbato fra gli ulivi. Poi, nacque la zona industriale e venne tombato, provocando allagamenti in tutto il quadrante meridionale di Predda Niedda e, soprattutto, nel piazzale fra Eurospin e Maury’s. Le esondazioni sono legate, da un lato, alla portata insufficiente del canale tombata e, dall’altro, all’ostruzione creata dai ponti ferroviari.

Il canale Il problema sarà aggirato con la realizzazione di un nuovo canale artificiale, scoperto e ampio a sufficienza, subito a ridosso del lato meridionale della ferrovia. Gli altri lotti riguarderanno invece Caniga, per cui è in corso la progettazione, in attesa di trovare i finanziamenti necessari ai lavori. Tra gli elementi che più spiccano all’occhio, nel progetto, c’è sicuramente l’eliminazione del passaggio a livello che si trova poco prima della stazione ferroviaria di Caniga, nel tratto urbano della statale 127 bis. Oltre alle contestazioni di un gruppo di residenti che temono possa creare problemi a valle, in attesa del secondo lotto di lavori.

Gli altri Interventi in cantiere poi nel Rio Giuncheddu nel tratto compreso tra la zona dell’Ippodromo sino all’attraversamento della strada Sassari – Ittiri. E in via Sorso-viale Sicilia, per un importo di 1.900.000 euro necessari a “stombare” il canale coperto che attraversa la vallata del Rosello sino a sboccare al di là del terrapieno di via Sicilia.

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